venerdì 1 agosto 2025

L'Amaca

 

Chi manda avanti il mondo
di MICHELE SERRA
Come capita a molti, mi sono fatto male (caduta in scooter) e sono finito in ambulanza al pronto soccorso.
Milano, ospedale Fatebenefratelli. E come capita a molti, anche se non a tutti, sono stato prima soccorso, poi visitato, medicato, radiografato, suturato, disinfettato, incerottato come una mummia, infine dimesso perché non avevo niente di rotto.
I pronto soccorso non sono luoghi facili.
C’è il dolore e lo spavento, c’è quello che urla, quella che piange, quello che non vuole aspettare, ci sono il sangue, il pallore, lo sgomento, l’attesa e la paura. Ci si sente più indifesi, più guardinghi, più irascibili. In questo mare procelloso, mi è sembrato che soccorritori e barellieri, infermieri e medici, fossero forti e tranquilli, e non so se sarei capace di altrettanto. Ho avuto la fortuna (il caso a volte parla molto chiaro) di essere accolto e assistito da una specie di pool di sole donne, con l’eccezione dell’infermiere siciliano — di Licata — che mi ha portato in radiologia. Attorno alla mia barella insanguinata c’erano tre giovani dottoresse e una giovanissima infermiera che, se il mondo funzionasse per il verso giusto, dovrebbe essere nominata primario entro una settimana.
Ho pensato che il mondo funziona, incredibilmente, e a dispetto delle sue spaventose tare, per merito delle persone.
Che sono le persone, una per una, a impedire che prevalga il caos. Il mondo sembra disfarsi fino a che qualcuno, in fin dei conti non per obbligo ma per senso del dovere, provvede a rammendarlo. Voglio ringraziare le innominate donne in camice che mi hanno soccorso, sopportato e curato. Le ho sentite mie simili, e mi è sembrato che anche loro mi trattassero come un loro simile. Per il servizio sanitario nazionale: hip hip hurrà! E guai a chi non lo premia, non lo aiuta, non lo porta in palmo di mano.

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