Tutto qui?
DI MARCO TRAVAGLIO
Gli aedi turibolanti e sbavanti del governo Meloni celebrano il suo record di durata, dietro soltanto ai Berlusconi 2 e 3 e a Craxi. Ma non si vede cosa ci sia da festeggiare: se in questi 1024 giorni la Meloni avesse fatto qualcosa di notevole per gl’italiani, la sua longevità sarebbe un’impresa; invece non ha combinato nulla, quindi è un’aggravante. Viene in mente la gag di 20 anni fa a Rockpolitik di Celentano e Benigni nella riedizione della lettera di Totò e Peppino alla malafemmina. I due showman scrivevano a B. al termine del suo secondo mandato per scusarsi di averlo tanto sbeffeggiato: “Caro Silviuccio, hai fatto tante cose belle per gli italiani, come per esempio…”. E lì si bloccavano in una lunga pausa, finché Benigni chiamava un amico per farsi suggerire qualcosa. Ma invano: “Mi ha detto che fa un giro di telefonate e poi richiama”. E chiudeva la lettera così: “Le cose belle che hai fatto sono così tante che le sai te. Per scriverle tutte, ci vorrebbero talmente tanti fogli e biro…”. In effetti, nei suoi tre governi, il Caimano non fece null’altro che leggi per i suoi processi, aziende, compari e coimputati. Tant’è che alla sua morte, dopo 29 anni di carriera politica, i suoi fan disperati si videro ridotti a esaltare la patente a punti e la legge anti-fumo.
La Meloni non ha conflitti d’interessi e in 34 mesi non ha fatto leggi per sé. Ma neppure per noi. Anche il suo tifoso più sfegatato faticherebbe a rivendicare qualcosa di buono o di utile. La politica estera è appaltata agli Usa, prima con Biden e ora con Trump, e quella finanziaria ai falchi Ue (vedi Pacco di Stabilità: -13 miliardi l’anno per l’Italia): più che “sovranismo”, sovranità limitata; più che “pacchia finita per l’Europa”, per noi. E ora dovremo svenarci per buttare decine di miliardi in armi e perderne altrettanti per comprare gas dagli Usa a prezzo quadruplo rispetto al russo. Le “riforme” della giustizia ne allungano i tempi e allargano gli spazi di impunità per ricchi e potenti. Gli sbarchi di migranti, da quando c’è il governo anti-migranti, sono più che raddoppiati e buttiamo pure 1 miliardo negli inutili centri in Albania. La manna del Pnrr andrà quasi tutta sprecata in ritardi e opere assurde. I vecchi dossier irrisolti restano tali, dall’Ilva ai balneari. I salari e il tasso di occupazione sono i più bassi d’Europa, mentre abbiamo i record di povertà e di evasione. I pensionati aspettavano l’abolizione della Fornero: se la son vista riesumare e financo peggiorare. E l’idea sacrosanta della tassa sugli extraprofitti è svanita perché Marina B. (e dunque Tajani) non vuole. La Meloni poteva rischiare un po’ per cambiare qualcosa. Invece, come Andreotti, ha preferito tirare a campare per non tirare le cuoia. Il suo motto è quello futurista, ma alla rovescia: marcire, non marciare.
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