martedì 22 luglio 2025

Perfetta introspezione

 

I nostri valori girano armati
DI DANIELA RANIERI
Non sorprende che l’incipit della parte relativa alla Storia delle Nuove indicazioni per la scuola dell’infanzia e il primo ciclo di istruzione a firma Valditara-Galli della Loggia reciti: “Solo l’Occidente conosce la Storia”, asserzione apodittica (tipo “al principio era il Verbo”), ancorché risibile.
Certo, se parliamo della storiografia attuale come successione scritta di fatti, battaglie e lotta per il potere è ovvio che l’hanno inventata Erodoto e Tucidide, che noi consideriamo “nostri” (chiediamo ai greci, però, se li regalano volentieri alle varie von der Leyen e Kaya Kallas), posto che la storia dell’umanità si è tramandata nelle generazioni per via di testimonianze orali, poemi epici, manufatti e altre forme di trasmissione, e relegarla al “nostro” metodo è quantomai pedestre.
La supremazia dell’Occidente sul resto del mondo è uno dei cardini dei (finti) sovranisti. Basta leggere le cosiddette Tesi di Trieste, manifesto ideologico di Fratelli d’Italia, per farsi un’idea della paccottiglia eurocentrica che guida l’agire dei nostri governanti (la “sostituzione etnica” di Lollobrigida ha origine qui, oltre che dalla sua ammessa ignoranza).
La novità da sottolineare è che ultimamente questo mito suprematista occidentale è diventato uno dei convincimenti più radicati di quella che è un tempo si pregiava di essere l’intellighenzia di sinistra (chiamiamola così per comodità), un tempo fanatica del relativismo culturale che portava i suoi rappresentanti a collezionare maschere africane e ninnoli indonesiani come prova dell’apertura mentale alle “culture altre” e ora assolutista sfegatata. Ma quando è successo? La risposta è scontata: da quando quell’asserita sinistra agiata, liberale e a parole multietnica si è accodata agli Stati Uniti a guida neocon che si sono messi in testa di rovesciare Putin, contenere la Cina, combattere i Paesi Brics e imporre la forza della Nato su tutto il continente euroasiatico.
I nemici degli Usa sono diventati nostri nemici: Cina e Russia, di colpo, hanno smesso di avere una storia e una cultura, oltre a essere spogli dei famosi “nostri valori”, quelli che ci hanno permesso in tutto agio di portare morte e distruzione in Iraq, Afghanistan, Libia ed ex Jugoslavia al fine di esportare la democrazia made in Usa e regalare ai selvaggi un po’ della nostra argenteria morale e intellettiva.
Alla manifestazione pro-Europa (cioè pro-riarmo) del 15 marzo, il cantautore e insegnante di liceo Vecchioni, considerato un intellettuale di punta della sinistra televisiva, ha detto che “noi indoeuropei” siamo migliori (presumibilmente dei russi contro cui stiamo inzeppando di armi l’Ucraina) perché “abbiamo la filologia romanza, abbiamo libertà ovunque, abbiamo la democrazia”. Ha dimenticato il colonialismo, lo sterminio degli indigeni e lo sfruttamento di risorse in Africa, Asia, Medio Oriente (al termine è stato schiaffeggiato con una copia de I dannati della Terra di Fanon). Ha dimenticato anche Auschwitz, dove la tecnica e la razionalità occidentali hanno raggiunto il loro apice nello sterminio di ebrei e minoranze, oltre che naturalmente l’appoggio incondizionato all’“unica democrazia del Medio Oriente” cioè Israele, che l’Europa foraggia militarmente e moralmente nel genocidio dei palestinesi. (Ha dimenticato anche la filologia germanica, a voler essere puntigliosi, ma vabbè).
Decenni di studi post-coloniali, iniziati nei democraticissimi campus statunitensi, buttati nell’umido per seguire gli ordini militari e propagandistici proprio di quegli Stati Uniti in cui sono nati, conquistando poi le accademie progressiste dell’Europa ideologicamente e militarmente colonizzata. (Vecchioni ha poi precisato che con “loro” intendeva Trump e Musk, è chissà qual è il senso di contrapporre un’intera civiltà a due persone, per quanto opinabili).
Antonio Scurati, autore della pentalogia romanzata su Mussolini, invece, dopo essersi rammaricato su Repubblica del fatto che a noi europei manca il coraggio di fare la guerra, ha sostenuto che noi saremmo superiori a “loro” perché “noi non invadiamo Paesi sovrani”, a parte naturalmente Afghanistan, Iraq, Libia e Kosovo-Serbia, e che “non bombardiamo le città”, da cui discende che Belgrado non era una città, così come gli altri insediamenti di civili oggetto dell’attenzione della Nato negli ultimi 25 anni (dopo l’11 settembre, per la cosiddetta lotta al terrore, un milione di vittime civili in Iraq, 220mila in Afghanistan e 80mila in Pakistan, totale: 1 milione e 300mila morti).
Se questi semi-acculturati di sinistra volevano proprio trovare un pregio che contraddistingue la nostra civiltà, potevano citare la diplomazia, che proprio noi italiani ed europei abbiamo inventato e perfezionato; senonché la diplomazia, che prevede patti e negoziati, è diventata putiniana, e smonterebbe tutto l’afflato bellicista che con tanto impegno hanno provato a insufflare nell’opinione pubblica, facendosi persino piacere gli aitanti giovanotti ucraini del battaglione Azov, nazisti fino al midollo, che però la sera “leggono Kant” (Repubblica), epitome della superiorità della nostra cultura sulla rozzezza del Paese di Dostoevskij, Tolstoj, Puskin etc.
È l’antico fardello dell’uomo bianco, rivisitato però in chiave progressista-dem. E quando non si riesce a conquistare i popoli con la superiorità della propria Storia, allora lo si fa con le armi (sempre fingendo di ignorare che la Russia ha 6000 testate atomiche e che purtuttavia “vinciamo noi, è evidente”, come da profezia di Beppe Severgnini, editorialista del Corriere come Galli della Loggia).
Quanto alla “libertà” tanto decantata dei suoi cittadini, basta dire che l’Europa degli ultimi 30 anni ha ingegnerizzato le tecniche di sottomissione dei più deboli attraverso i principi del neoliberismo e lo sfruttamento del lavoro; che adesso stia diventando anche militarista, il che significa che sta smontando lo Stato sociale a favore della spesa in armi, è semmai il segno definitivo della sua decadenza.
La strategia geopolitica sottesa a questa martellante propaganda di destra e di “sinistra” è separarci sempre di più dalla Russia, che mai ci ha invaso né si sogna di farlo, e assolvere l’Europa da tutti i crimini di cui è stata e di cui si sta rendendo complice. I nazisti dicevano “Dio è con noi”; noi europei bianchi, non solo i post(?)fascisti al governo ma anche i sedicenti democratici ed evoluti, sosteniamo che la storia, la cultura, la poesia, la bellezza sono con noi, e questo ci dà diritto di far parlare missili e carri armati per arricchire vieppiù la classe agiata, togliendo se necessario (vedi la dichiarazione del segretario della Nato Rutte) il pane di bocca ai più poveri tra i nostri cittadini.

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