venerdì 18 luglio 2025

Beppismo

 

Cemento mori
DI MARCO TRAVAGLIO
Non è che Beppe Sala deve dimettersi perché è indagato per falso e induzione indebita (la vecchia concussione per induzione): è che non avrebbe mai dovuto diventare sindaco. Lo candidò nel 2016 il Pd renziano, che se ne infischiò bellamente del suo passato di city manager della giunta di centrodestra Moratti e dell’inopportunità di mandare a Palazzo Marino l’ad e commissario di Expo che dava gli appalti senza gare. Infatti Sala fu subito indagato per falso per aver taroccato le carte del mega-appalto per la Piastra, poi condannato in primo grado e salvato in appello dalla prescrizione. Ciononostante, o proprio per questo, fu ricandidato e rieletto nel 2021. E si scelse l’assessore all’Urbanistica Giancarlo Tancredi, direttore comunale uscente della Pianificazione e valorizzazione aree, in barba alla delibera dell’Anac che vieta agli alti dirigenti pubblici di assumere ruoli politici per l’evidente conflitto d’interessi: ora su Tancredi c’è una richiesta di arresto. Poi Sala confermò a presidente della commissione Paesaggio Giuseppe Marinoni, già indagato per aver taciuto le consulenze da costruttori e progettisti di lavori esaminati dalla sua commissione: ora anche Marinoni ha una richiesta di cattura. E Sala è (di nuovo) indagato per falso perché, conoscendo i suoi conflitti d’interessi, ne attestò l’assoluta assenza. Il tutto per garantire il Partito Trasversale del Cemento fatto di politici, dirigenti, tecnici, costruttori, immobiliaristi, faccendieri, banchieri, archistar e archipippe che infesta Milano (e non solo) deturpando l’ambiente, trasformando catapecchie in grattacieli e case di tre piani in torri di venti, ingrassando i privati amici di destra, centro e sinistra a spese dei cittadini, che ci rimettono miliardi di oneri di urbanizzazione mai pagati perché mai richiesti.
Quel sistema consociativo il Fatto, con Gianni Barbacetto, l’ha denunciato per anni in perfetta solitudine, mentre tutti i media turibolavano il magna-magna alla milanese e candidavano Sala a leader del Pd, o del Centro, o a federatore di “campi larghi”, “tende riformiste” e altre minchiate. Ecco perché solo i 5Stelle chiedono le sue dimissioni, mentre il Pd, i centristi e le destre lo coprono (e quando ti difendono Fassino e Renzi hai un bel problema); perché la Lega gli aveva apparecchiato un “Salva Milano” extra large per esportare il “modello Sala” in tutta Italia; e perché Nordio ricorda al Pd che, senza la sua schiforma, a Milano “sarebbero già tutti dentro”. Come ai tempi di Tangentopoli, destra e sinistra di giorno fingevano di farsi la guerra e di notte si spartivano la torta. Il punto di contatto fra ieri e oggi è il “riformismo”, come i fini dicitori chiamano in dolce stil novo l’orgia tra politica e affari fino all’approdo più naturale: San Vittore.

Nessun commento:

Posta un commento