mercoledì 2 aprile 2025

L'Amaca

 

La proprietà è un furto
di MICHELE SERRA
Ogni femminicidio ripete, con varianti minime, la stessa matrice nonché lo stesso crimine: il maschio non concepisce la libertà della femmina e considera il corpo femminile non un soggetto inviolabile (ogni volta che dice no) ma un oggetto disponibile e/o contendibile. Non esiste scioglimento di questo nodo se non il colpo di spada: bisogna proclamare intollerabile, intrinsecamente violento, il sentimento di possesso e di controllo di un’altra persona. Ogni donna, così come ogni persona, deve poter dire: voglio zero amori, voglio mille amori, e nessuno può arrogarsi il diritto di impedirglielo senza macchiarsi della peggiore delle violenze.
Mi sento riformista quasi in tutto, ma molto radicale su questo argomento. È un caso in cui la tradizione andrebbe messa sotto accusa per intero, a partire dalla “famiglia tradizionale”, oggi molto sbandierata dal potere reazionario, che non si muove di un centimetro, concettualmente, dall’idea del possesso “legale” del corpo altrui, e delle scelte, della vita di un’altra persona. Se maschi di vent’anni, oggi, odiano e ammazzano colei che li rifiuta, è perché l’idea che possedere un’altra persona sia un crimine odioso non ha fatto molti passi in avanti. Andrebbe detta nelle scuole, insegnata dai genitori: guai a chi non accetta il rischio, la sfida della libertà altrui. È già un aguzzino potenziale.
La proprietà è un furto, vecchio slogan marxista fatto a pezzi dalla storia economica, è invece la chiave giusta per insegnare ai ragazzi e alle ragazze che nessuno, per nessuna ragione, può sentirsi padrone di un corpo che non è il suo. Non è un concetto così difficile. Né da insegnare, né da imparare.

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