La motosega nell’anima
di MICHELE SERRA
Il vicepresidente del consiglio di un paese membro dell’Unione Europea che invoca “la motosega di Milei” contro la stessa Unione, e si schiera con i nemici dell’Europa, Putin e Trump, in termini etici, e forse anche in termini tecnici, è un sabotatore, se non un traditore. Intelligenza con il nemico è l’accusa che gli spetterebbe nei Paesi che ammira, qualora osasse fiancheggiare questa o quella potenza straniera.
Ma il Salvini, qui in Europa, non corre alcun rischio. E lo sa. E per questo pensa e parla come un bullo. Fa parte di quella libera schiera di odiatori dell’Unione che, in virtù delle regole della democrazia, può perfino farsi eleggere al Parlamento Europeo, nel quale non pochi dei deputati sono dichiaratamente ostili non solo alle politiche dell’Unione, ma proprio ai suoi fondamenti. È il concetto di Europa in sé che detestano, perché osta con il concetto di Nazione che è il loro unico dogma (e ti credo che Meloni strilla in Parlamento: la mia Europa non è quella di Ventotene).
Il problema della democrazia è che la tolleranza è al tempo stesso la sua ragione di vita e il suo rischio di morte. Si contempla il caso (vedi Trump) di elezione democratica di chi intende uccidere la democrazia. La democrazia americana, oggi, è Socrate che beve la cicuta. E i Salvini, tal quali i fascisti quando tornarono in Parlamento per la generosità congenita di quella democrazia che odiavano, appartiene alla schiera dei sicari dell’Europa che l’Europa, in quanto democratica, rispetta tanto quanto gli europeisti. La motosega Salvini ce l’ha nell’anima, l’Europa non la userebbe neppure contro i suoi assassini.
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