giovedì 17 aprile 2025

Ci salvarono

 

L’Urss sconfisse i nazisti (ma non ditelo a Kallas)
DI DANIELA RANIERI
È decisamente il momento d’oro di Kaja Kallas, Alta Rappresentante per la Politica Estera e la Sicurezza dell’Unione Europea, la nuova eroina dell’Europa delle bombe e dei mortai a difesa dei nostri valori.
Ex premier dell’Estonia (come già suo padre) e leader del Partito Riformatore Estone, un partito liberale di destra fondato sul Nato-atlantismo bellicista, ciò che fa di lei un po’ la Calenda dei Baltici (infatti al Parlamento europeo siede nel frizzante gruppo Renew Europe di cui farebbero parte anche Azione e Italia Viva se avessero eletto qualcuno), Kallas è colei che sta decidendo le sorti militari, economiche e sociali dell’Unione. Sarà il clima euro-interventista, sarà che la Von der Leyen, col suo piano di riarmo da 800 miliardi talmente popolare che gli hanno dovuto cambiare nome nella speranza che la gente pensi sia stato modificato, è un po’ in disuso; fatto sta che la Kallas ti infila in due giorni: una bacchettata sulle mani a Trump (“La colpa della guerra è dei russi. Non di Zelensky, non di Biden”), tanto per non rendere le trattative per la fine della guerra troppo facili; un anatema da parte della Russia, che auspica venga processata da un tribunale dell’Onu; interviste ai meglio quotidiani suprematisti europei, tra cui Repubblica, in cui in sostanza afferma che in Ucraina “c’è un aggressore e una vittima”, concetto che negli ultimi tre anni in effetti non era stato sufficientemente ribadito, e che bisogna armarsi pesantemente perché “Putin è un dittatore”. Anche per questo ha esortato i Paesi che fanno parte della Ue e quelli che aspirano a farne parte a boicottare la festa russa del 9 maggio, 80° anniversario della vittoria dell’Unione Sovietica contro la Germania nazista, minacciando soavemente che “qualunque partecipazione non sarà presa alla leggera dal lato europeo”. Si tenga conto che il 9 maggio la Federazione Russa celebra il “Giorno della Vittoria”, cioè la sconfitta del nazismo e la fine della Seconda guerra mondiale, che i russi chiamano “Grande guerra patriottica”: è così strano che, in tempo di guerra, il presidente della Duma Volodin ritenga che Kallas abbia offeso la “memoria di coloro che si sono sacrificati per salvare il mondo dal nazismo”?
Ora questa Kallas, che si trova molto a suo agio nel clima di guerra atomica imminente (il suo profilo su X pullula di foto che la ritraggono sorridente in mezzo a soldataglia nerboruta della Nato durante le esercitazioni in Estonia, mentre imbraccia una mitragliatrice e si carica in spalla sbarazzini missili Javelin anti-tank), è delusa dalla prospettiva di una pace tra Russia e Ucraina che metterebbe sì fine al massacro di civili in Ucraina, ma anche al progetto di sconfiggere la Russia, prima potenza nucleare al mondo, con armi europee e americane. Si consideri che Kallas ha una storia famigliare tragica: nel ’41 sua madre e sua nonna furono deportate in Siberia dai sovietici, trauma che deve aver generato nella discendente la convinzione che esista tuttora l’Unione Sovietica e che l’Europa debba sconfiggerla sul campo spendendo ben oltre il 3% del Pil, come dice a Rep. Una biografia più neutra per curare le delicate relazioni con la Russia non poteva trovarsi: siamo o non siamo, noi europei, maestri della diplomazia? In realtà la nomina di questa avvocata estone non è affatto casuale, e rientra in un piano preciso di cui fa parte anche la serie delle risoluzioni del Parlamento europeo che equiparano nazismo e comunismo col preciso intento di svilire il ruolo della Russia nella liberazione dell’Europa dal nazismo.
Per mettere sullo stesso piano quelli che deportavano, gassavano e bruciavano gli ebrei nei forni crematori e quelli che hanno sconfitto Hitler, il Parlamento europeo ha dovuto addurre la motivazione che “alcuni Paesi europei hanno vietato l’uso di simboli sia nazisti che comunisti”. Una tautologia per negare storicamente che il comunismo nacque come ideologia per la liberazione delle masse oppresse e il nazismo come ideologia razzista e genocida; e che i Paesi anticomunisti, portati a forza nella Ue, non condividono storia e cultura dell’Europa occidentale, e anzi spesso idolatrano nazisti e collaborazionisti (vedi l’Ucraina con Stepan Bandera, eroe nazionale) mentre in Italia, per esempio, i comunisti, insieme alle altre forze antifasciste, hanno scritto la Costituzione. Forti di questa manipolazione, con nonchalance, le élite militariste foraggiano Israele, aiutandolo nello sterminio del popolo palestinese. La Kallas non è che l’eroina glamour di questa messinscena. Rutte, Segretario generale della Nato, ha detto che “è necessario prolungare la guerra”, anche “rinunciando alla Spesa sociale”, altrimenti in Europa si “parlerà russo”. Russofobia, estetizzazione della guerra, revisionismo, minimizzazione del nazismo, riarmo paranoico dei Paesi Ue compresa la Germania, col partito filo-nazista AfD al 20%. Il Continente è in buone mani.

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