venerdì 5 aprile 2024

Riforma riformatorio

 

Il Pirlerato
di Marco Travaglio
Sì, lo so: le riforme istituzionali sono pallose. Ma Maria Elisabetta Alberti Casellati Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, che è un po’ la Boschi della Meloni, e il suo trust di cervelli sfornano ogni giorno un nuovo modello di premierato che è meglio di un copione di cabaret. L’ultima versione, a furia di tagliare, appiccicare, limare e pastrocchiare, è una farsa travolgente.
Atto I: tre schede e due premier. “Le elezioni delle Camere e del Presidente del Consiglio hanno luogo contestualmente”. Cioè, al seggio, ci daranno tre schede (Camera, Senato e premier). Poniamo che i grandi partiti non si coalizzino e candidino ciascuno il suo leader a premier. Un elettore del Nord che si sente un po’ leghista e un po’ forzista, alla Camera voterà Lega, al Senato FI e come premier preferirà Meloni a Salvini e Tajani. Idem, dall’altra, un progressista pacifista: alla Camera voterà Pd o Santoro, al Senato M5S o Avs e Conte premier perché ha più esperienza. Risultato: il premier più votato, Meloni o Conte che sia, potrebbe avere la maggioranza in una Camera e non nell’altra (avremmo due premier eletti, che si sfiderebbero a pari e dispari), o in nessuna delle due (uno o due premier eletti senza maggioranza per governare).
Atto II: norma anti-ribaltoni, cioè pro. Il premier eletto, se la maggioranza gli nega la fiducia su uno o più provvedimenti, ha quattro opzioni. 1) Non dimettersi (anche se la Costituzione lo obbliga a farlo) e restare lì senza maggioranza a girarsi i pollici mentre il Parlamento gli boccia tutto. 2) Dimettersi e “proporre” lo scioglimento delle Camere. 3) Dimettersi e fare la “staffetta”, cioè passare il testimone a un altro premier con la stessa maggioranza (mini-ribaltone). 4) Dare le “dimissioni volontarie” al Quirinale e farsi dare un nuovo incarico per governare con una maggioranza diversa da quella che lo sosteneva alle urne (maxi-ribaltone). Ergo la norma anti-ribaltoni produce più ribaltoni di prima.
Atto III: premier morto e risorto. “Nei casi di morte, impedimento permanente, decadenza, il presidente della Repubblica può conferire, per una sola volta nel corso della legislatura, l’incarico di formare il governo al presidente del Consiglio dimissionario o a un altro parlamentare” collegato. Giusta preoccupazione: che si fa se il premier non può più fare il premier perché decaduto per una condanna in base alla Severino, o in coma vegetativo, o morto? Il capo dello Stato può sostituirlo una sola volta, oppure reincaricare il premier pregiudicato (graziandolo), o vegetale (facendolo uscire dal coma con la sola imposizione delle mani), o cadavere (resuscitandolo con un perentorio: “Lazzaro, alzati e cammina!”). Non so voi, ma io al referendum sono tentatissimo di votare Sì.

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