martedì 30 aprile 2024

Scanzianamente vero

 

Tafazzismo a sinistra o come far governare Meloni altri 20 anni
di Andrea Scanzi
L’Italia è governata da un branco di scappati di casa. Eppure, nei sondaggi, Donna Giorgia tiene. Ciò dipende anche dal tafazzismo del centrosinistra. Ecco qualche esempio.
Salis. Degli harakiri qui citati, questo è il meno grave perché nasce col tentativo nobilissimo di salvare la vita a una ragazza reclusa in Ungheria in condizioni disumane. Purtroppo l’idea di Fratoianni ha due controindicazioni. La prima è che non è per nulla sicuro che, ammesso che venga eletta (cosa tutt’altro che scontata), Orbán “restituisca” Salis. Anzi, questa mossa potrebbe persino peggiorare la situazione. Salis ha poi subito più di una condanna definitiva in Italia: davvero Avs vuole far coincidere la sua immagine con quella che il mondo (a torto o ragione) ha di Ilaria Salis? Non rischia, questa mossa, di essere un’altra candidatura-figurina “alla Casarini”, che esalta i centri sociali ma allontana le masse?
Piciernismo. Schlein deve capire che non basta candidare belle persone come Evi e Tarquinio se poi nel frattempo continua a proporre residuati renziani che al tempo (tremendo e imperdonabile) del Mister Bean di Rignano si mostrarono mediaticamente e politicamente “efferati”. Come può il Pd pensare di recuperare i voti degli astenuti e/o delusi se insiste sulle Pina Picierno, emblema ieri del renzismo più improponibile (ricordate il suo scontrino da Floris?) e simbolo oggi dell’“europeismo” più cieco e ottuso?
Calendismo. Ogni volta che Calenda e Renzi raccattano un capobastone al Sud e vanno oltre le loro percentuali nazionali stitiche, c’è sempre un Cappellini (con rispetto parlando) o un Guerini (sic) che consigliano al Pd di cestinare Conte per tornare con i padroncini decaduti del centrismo abortito. Non impareranno mai.
Arsenio Fassino. Caso mediatico sul nulla? Cleptomania senile? Lupin in salsa sabauda? Malinteso enorme? Sia come sia, Fassino – politicamente parlando – è sempre stato un gigantesco sfollavoti, diversamente profetico, simpatico come Magliaro e carismatico come un fagiolo lesso. E nel Pd è uno dei pezzi grossi!
La democratica Annunziata. Classica giornalista definitasi “grande” da sola, debole come dialettica e ancor più come scrittura, lenta e involuta, perfetta per dare a Fratelli d’Italia l’argomento liso secondo cui “prima in Rai erano tutti di sinistra”. Aveva garantito che non si sarebbe candidata, e con consueta coerenza (non) è stata di parola. Annunziata – un tempo lontano pasionaria al manifesto – è la classica paladina di quasi-sinistra che grida alla censura se colpisce qualcuno vicino al Pd, ma si mostra poi menefreghista e/o spietata se il censurato è più a sinistra di lei (ci vuol poco) tipo Santoro o Luttazzi. Dire che il nuovo Pd coincide con Annunziata è come dire che il futuro dell’automobile è la Duna.
Scuratismo. Vedi sopra. Il diversamente allegro Scurati è bravo, e quel che è accaduto in Rai è l’ennesima vergogna. Ciò detto, anche basta con questo martirologio: Scurati non è Giordano Bruno e non è neanche Biagi. Il centrosinistra dovrebbe smetterla di strapparsi le vesti solo per chi sente vicino e sbattersene le palle (o magari esultare) quando i censurati e querelati sono gli altri. Per esempio quegli stronzi del Fatto.
Brigata Raimo. La palma della tafazzata dell’anno la vince Avs per la candidatura di Christian Raimo, uno che da decenni va in tivù (senza che gli spettatori se ne accorgano) con l’unico intento di aver sempre torto anche quando avrebbe ragione. Saccente, bolso, autoreferenziale, dialetticamente accattivante come un’omelia in aramaico di Bonelli e compiaciutamente anacronistico come una spallina degli anni Ottanta indossata da Achille Lauro. In un ipotetico dibattuto tra lui e La Russa, probabilmente persino Gramsci avrebbe provato l’orrenda perversione di dare quasi ragione al camerata Ignazio.
Di questo passo i Donzelli & Santanchè governeranno per altri vent’anni. Daje!

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