Giorgia detta Giorgia
di Marco Travaglio
Memore del caso del forzista Deodato Scanderebech, che regalava un normografo col suo nome e cognome temendo che gli eventuali elettori sbagliassero a scriverli, Giorgia Meloni ha voluto agevolare i suoi seguaci. Che lei reputa talmente svegli da entrare nel panico quando, soli e indifesi nella cabina elettorale, devono scrivere un nome strambo come Giorgia e un cognome complicatissimo come Meloni e, sudando copiosamente, imprecano contro la matita copiativa: “Ma ‘sta benedetta donna non ce l’avrà un soprannome?”. Così ha pensato di agevolarli, precisando in lista che lei è “Giorgia Meloni detta Giorgia” (anche se pretende di essere chiamata “Signor Presidente del Consiglio”, appellativo più confacente a un Giorgio). È un’astuta forma di camuffamento che adotta fin dall’infanzia, quando giocava a nascondino e un amichetto la scopriva: “Abbello, io nun so’ Giorgia: io so’ Giorgia”. Tecnica utilissima anche oggi ogni volta che fa l’opposto di ciò che aveva promesso, cioè sempre: “Abbelli, quella era Giorgia, io so’ Giorgia”.
La rivelazione ha subito colto di sorpresa i suoi fan, convinti che, chiamandosi Giorgia, la Meloni fosse detta Ludmilla, Genoveffa, Clarabella o altri nomignoli tipici delle Giorge. Ma li ha anche rassicurati: chi, non ritenendosi in grado di scrivere Giorgia, già meditava di astenersi, correrà a pie’ fermo alle urne sapendo di poter scrivere comodamente Giorgia. Ora si spera che nessun’altra lista presenti candidati o candidate detti o dette Giorgia, sennò è un casino. Ma sarà divertente vedere la faccia degli elettori quando scopriranno che Giorgia detta Giorgia s’è fatta eleggere al Parlamento europeo per non metterci piede, sennò dovrebbe rinunciare a fare la premier e la deputata. Cioè: han fatto una fatica bestia a scrivere Giorgia sulla scheda senza sapere che stavano eleggendo qualcun altro (sicuramente maschio) che nessuno conosce, ma di certo non si chiama Giorgia e non è neppure detto Giorgia. Per evitare di sputtanarsi, infatti, nessun altro premier dell’Ue si candida al Parlamento europeo. Come nessun deputato nazionale negli altri 26 Paesi. Qui invece lo fanno Giorgia detta Giorgia, Elly Schlein, Antonio Tajani (quello che “sarebbe un errore candidare i leader all’Ue”) e Carlo Calenda (quello che “chi si candida sapendo di non andare in Ue svilisce e prende in giro gli elettori”). Quindi, a parte Conte, Salvini, Bonelli e Fratoianni (Renzi si vedrà), nessuno sarà titolato a soprannominare pagliaccia Giorgia detta Giorgia e nessun giornalone segnalerà la truffa, visto che tifano tutti per i truffatori. Anzi, corre voce che Calenda stia pensando di precisare sulla scheda “Carlo detto Giorgia”: magari qualcuno per sbaglio lo vota.
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