giovedì 11 aprile 2024

L'Amaca

 

Il totalitarismo più subdolo
DI MICHELE SERRA
Matteo Renzi è molto arrabbiato con i giudici. Ne ha diritto, volendosi attenere ai trascorsi. Ma ne sta facendo un caso personale, come è tipico dei caratteri molto egoriferiti. E sbaglia, rovesciando in torto lesue buone ragioni. Non c’è dibattito parlamentare sulla questione giudiziaria che non lo veda schierato, con la sua falange ristretta ma disposta a tutto in sua difesa, per ostacolare quanto più è possibile le facoltà d’azione degli inquirenti. Evidentemente considerati, in massa, indegni del loro compito, sospettabili di abusi e soperchierie.
Come se non esistessero, nella magistratura come ovunque, interpreti corretti del loro potere e delle loro funzioni. Se le mansioni dei piemme (e aggiungo: dei giornalisti) dovessero essere calibrate sul comportamento dei meno equilibrati tra loro, magistratura e giornalismo dovrebbero essere costretti in un recinto implacabile di limitazioni e di impedimenti. Ma così, per fortuna, non è. È la funzione che viene regolamentata, non le persone che la interpretano malamente, come licenza di colpire e di intimidire.
Vendicarsi dei propri giudici malaccorti, o dei propri diffamatori mediatici, cercando di imporre drastici limiti di azione alla magistratura nel suo complesso, o al giornalismo nel suo complesso, serve solo a passare dalla parte del torto, buttando anche le buone cause nel calderone del rancore.
Più passa il tempo, più mi sembra che Renzi sia uno scialatore del proprio talento. L’ideologia dell’ego induce all’errore come qualunque altro totalitarismo. Forse, anzi, è il totalitarismo più subdolo. Uno non se ne accorge, quando si vuole troppo bene, di essere il tiranno di se stesso.

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