mercoledì 8 novembre 2023

Selvaggia e la fuori di testa


“Le bombe? Tanto li avvisano!”: sai che fortuna a Gaza
DI SELVAGGIA LUCARELLI
Rispondeva così ieri la vicepresidente delle comunità ebraiche Antonella Di Castro alla conduttrice di Tg3 Linea Notte che le chiedeva per quanto ancora fosse lecito proseguire con la mattanza dei civili a Gaza. Massimo Giannini che le sedeva accanto la guardava imbarazzato, forse temendo che Di Castro aggiungesse anche che a Gaza, se rispondi agli operatori telefonici israeliani che ti dicono di lasciare la casa in modo che possano bombardarla in santa pace, poi ti regalano anche la fibra ottica. Che poi ce li immaginiamo questi israeliani che telefonano e “No, questo non lo bombardare, non ha risposto al telefono!”. E non è l’unico argomento tragicomico degli ultimi giorni, giorni in cui trovare una giustificazione alla carneficina di civili richiede dei virtuosismi argomentativi degni di nota. Anche Marco Taradash esce dall’impaccio aderendo al partito del “se la cercano”. Ieri infatti twittava: “Oggi il numero dei civili morti a #Gaza ha superato i diecimila. Perché questi uomini donne e bambini non si sono messi in salvo fuggendo dall’epicentro del conflitto come chiunque ha sempre fatto in queste occasioni? (…) La risposta si trova nella ‘vocazione al martirio’, che non è cosa umana né divina, ma indotta dalla politica”. Certo, basta vedere come scavano a mani nude per trovare i sopravvissuti, per comprendere la loro vocazione al martirio. In realtà sembrano più una vocazione al martirio i tweet di Taradash visto che, non contento, poi aggiunge: “Pensare che gli israeliani stiano mirando ai civili dimostra che lei non conosce la cronaca”. No, dimostra che lui non conosce il concetto di “buona mira”, al limite, ma passerei oltre.

Abbiamo anche il virtuosismo di Federico Rampini. Secondo lui nelle piazze e sui social sta accadendo un fatto preoccupante, anzi, a dir poco spaventoso: si sta sempre dalla parte dei più deboli. Dei più poveri. E non si ferma qui. I giovani, secondo Rampini, detestano la ricchezza di Israele perché è “la prova schiacciante di una colpa; si accompagna alla certezza che questo benessere è il frutto di crimini contro l’umanità”. In pratica sono le industrie hi-tech sul suolo israeliano a infastidirci, mica le bombe su quello di Gaza. E il sospetto che Israele stia commettendo giusto un paio di crimini contro l’umanità viene mica per i missili su ambulanze e file di sfollati, è che rosichiamo per il suo pil. Poi c’è Udo Gümpel, che in un tweet rispolvera il sempreverde “La cosa più assurda che ci siano pure delle donne a gridare ‘Palestina free’, le quali sotto il regime islamista di Hamas non hanno il benché minimo diritto civile, e peggio ancora per le persone Lgbtqia+: sarebbero uccisi.”. Quindi per l’astuto Gümpel non dobbiamo difendere i diritti dei palestinesi neppure noi. In pratica le leggi di guerra valgono solo nei Paesi in cui c’è il gay pride, negli altri i gay possono essere bombardati a piacimento e che nessuno si indigni. Infine, menzione d’onore per Lucetta Scaraffia che nel suo articolo su La Stampa ieri sottolineava l’ambiguità del papa che ha ricevuto i rabbini europei, ha stretto le mani a tutti, ha consegnato loro una lettera ma ha osato non leggerla a voce alta perché non si sentiva bene. “Viene da pensare che il pontefice non sia del tutto sicuro che le vittime di un attacco ingiustificato abbiano il diritto a difendersi”, ha scritto Scaraffia. No, viene da pensare che fosse afono. Fossi il papa ricorderei a tutti che esiste un aggressore – l’influenza – e un aggredito – lui. Nessuno oserà più replicare. 

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