Io so che tu sai che io so
di Marco Travaglio
Dopo le non-rivelazioni di Amato su Ustica, ecco quelle di un altro dinosauro di tutte le Repubbliche: Luigi Zanda, ex portavoce di Cossiga, ex Mose, ex Lottomatica, ex Giubileo, ex De Benedetti, ex capogruppo Pd, ex tutto: anche lui dice e non dice, ricorda e non ricorda. Nel doppiofondo della politica c’è un esercito di vegliardi che conservano segreti indicibili e ogni tanto ne distillano una goccia per ricordare a chi di dovere che sanno tutto: è il loro elisir di lunga vita, ma soprattutto carriera. Infatti non vanno mai in pensione. Come gli ex capi dei Servizi, che appena messi a riposo collezionano cariche nelle partecipate e nessuno riesce a levarceli di torno tranne il cassamortaro. Si spiega così un fatto unico in Occidente: non c’è mistero d’Italia o delitto eccellente di cui si sappia tutto e che si possa mandare in archivio. Ora Amato e Zanda, che stavano l’uno nella pochette di Craxi e l’altro di Cossiga, pretendono chiarezza su Ustica da Macron, che quel giorno aveva 2 anni e mezzo. Inutile domandarsi come si possa convivere per 43 anni con dentro tutti quei vermi, lutti e liquami senza un ruttino. Beata ingenuità: chi ha il paraflu nelle vene, un frigo al posto dello stomaco, un freezer al posto del fegato e un registratore di cassa al posto del cuore, sopravvive solo così. Più sai, meno parli, più campi. Quando la leggendaria commissione Telekom Serbia promosse Igor Marini a supertestimone delle tangenti miliardarie di Milosevic a Prodi, Dini e Fassino sui conti Mortadella, Ranocchio e Cicogna, ai pm torinesi bastò domandargli che mestiere facesse. Rispose che scaricava frutta e verdura ai mercati generali di Brescia. E si capì che non poteva sapere nulla di vero, altrimenti sarebbe stato perlomeno ministro. Invece, quando Massimo Ciancimino, con vari pentiti di mafia, raccontò la trattativa del padre col Ros, i vari Mori, Martelli, Ferraro, Violante, Scalfaro, Napolitano, Conso, Mancino, Amato e altri si ricordarono (chi bene, chi male) cose taciute per 20 anni: e si capì che la trattativa c’era stata eccome, anche se poi vari giudici si arrampicarono sui vetri per negarne prima la rilevanza penale, poi l’esistenza e l’evidenza.
Perciò l’intervista di Gherardo Colombo del 1998 a Peppe D’Avanzo sulla Bicamerale “figlia dei ricatti” su Tangentopoli rimane il miglior referto della politica dell’“una mano (sporca) lava l’altra”. E il tetto ai mandati parlamentari (2 o 3 cambia poco, purchè poi finiscano), ideato da Grillo e Casaleggio sr., ne è l’unico antidoto. Ma andrebbe estesa a tutti gli incarichi pubblici, non solo a quelli elettivi. Non importa cos’hai fatto e cosa sai: quando vai a casa, ci resti.
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