sabato 5 agosto 2023

Fini e le colpe comuni

 

Rapiniamo l’Africa nera, poi ci stupiamo se ci odia
DI MASSIMO FINI
Nel suo recente viaggio negli Usa, Giorgia Meloni ha parlato con Biden di quello che è stato spudoratamente chiamato “piano Mattei per l’Africa”. Una sorta di piano Marshall, insomma, solo che il piano Marshall fu effettivamente di grande aiuto per l’Italia per risollevarsi dalla sconfitta nella Seconda guerra mondiale. Il cosiddetto “piano Mattei” ha tutt’altri obiettivi: lo ha svelato involontariamente la stessa premier italiana in un’intervista a Fox News e in quella al direttore di Sky-Tg24, Giuseppe de Bellis. L’intervista a Fox non l’ho vista, quella a Sky sì. Le luccicavano gli occhi, alla Giorgia nazionale, nell’elencare le grandi ricchezze africane, rame, oro, platino, diamanti, cobalto e il silicio che è diventato più importante dell’oro, dei diamanti e persino del petrolio perché una componente essenziale dell’apparato digitale. Il retropensiero, non poi tanto retro, di Meloni è di rapinare l’Africa subsahariana delle sue ricchezze mascherando lo scippo come aiuto. Rafforzeranno quindi le proprie posizioni in Africa nera l’Eni, l’Enel e partecipate varie, oltre ad altre multinazionali non italiane. Di questo colossale affare agli africani arriveranno sì e no le briciole, così come avvenne al tempo nell’Afghanistan post-talebano, dove dell’enorme mercato degli stupefacenti ai contadini rimaneva l’1%. I new talibans, come vengono adesso chiamati, hanno rimesso le cose a posto proibendo nel modo più assoluto la coltivazione del papavero da cui si ottengono gli stupefacenti, così come aveva fatto il mullah Omar nel 2001. Ma il piano Mattei, insieme agli altri Paesi che vorranno partecipare alla rapina sotto questa bandiera, avrà ripercussioni ancora più profonde. Smantellerà quel che resta dell’economia e della socialità africane, quell’“economia di sussistenza” (autoproduzione e autoconsumo) su cui questi popoli hanno vissuto, e a volte prosperato, per secoli. Anche quando si abbiano le migliori intenzioni – e non è certamente il caso del piano Mattei – la sola contaminazione con gli occidentali è devastante per gli abitanti dell’Africa nera (quella subsahariana). Di qui le spaventose e tragiche migrazioni verso l’Europa. Come abbiamo già scritto altre volte, l’Africa nera era alimentarmente autosufficiente fino agli anni 70, quando i Paesi occidentali ex coloniali si accorsero che poteva essere un mercato allettante in virtù del suo numero di abitanti (circa 700 milioni). Il colonialismo economico è stato molto più devastante di quello classico. Quest’ultimo, senza volerlo con ciò giustificare, si limitava a rapinare materie prime di cui in genere gli autoctoni non sapevano che farsene, ma non pretendeva di cambiare l’economia, la socialità, le istituzioni, le tradizioni di quella gente. Nel Vizio oscuro dell’occidente (2002) scrivevo che l’Africa nera era pericolosa per noi come un “cimitero in putrefazione”, cioè per il contraccolpo che avrebbe provocato sulle nostre terre, come le migrazioni dimostrano. In Niger si gioca la stessa partita, anche se con forme e colorazioni diverse. Tutta la “comunità internazionale”, cioè i soliti noti più alcuni Paesi africani assoggettati ai nostri voleri, si è schierata contro il recente colpo di Stato a Niamey. Si dice che il nuovo regime è antidemocratico e anticostituzionale. Ma in quale Costituzione c’è scritto che tutti i Paesi debbano essere democratici? Nella sola Nato, c’è la Turchia che è difficile definire “democratica”. Nostri stretti alleati sono l’Egitto del golpista Al Sisi, la Tunisia del dittatore Saied, l’Arabia Saudita dell’ottimo Bin Salman. Si afferma che la Russia sia alle spalle del colpo di Stato del neo-presidente nigerino Tchiani. Per la verità, in passato, la Russia post-sovietica si era perlopiù disinteressata all’Africa, terreno privilegiato del colonialismo inglese, francese, belga (in Africa, almeno quando l’ho frequentata io, diciamo negli anni 80, Hitler era un mito perché aveva combattuto inglesi e francesi). Poi aveva inviato in alcuni Paesi il battaglione mercenario Wagner, per recuperare posizioni nella lotta fra il mondo di Putin e quello occidentale. Ma al momento anche la Russia ha condannato il colpo di Stato nigerino. E non basta a spiegare tutto ciò che accade nel mondo o le manifestazioni pro Putin in Niger, l’ossessivo tirare in ballo i miliziani della Wagner, che sembrano essere diventati un prezzemolo buono per tutte le occasioni. Insomma è la favola di Esopo: se non sei stato tu, sono stati i tuoi figli.
In Niger erano presenti, al momento del golpe, 1.500 soldati francesi, 1.000 americani e 350 italiani. Macron si è detto deciso a intervenire nel Paese perché l’ambasciata francese è stata attaccata, assediata da migliaia di manifestanti. Sorprende che ci si sorprenda dello spirito antifrancese che soffia non solo in Niger, ma anche in Mali, in Ciad e in tanti altri Paesi africani. Cioè: tu tieni sotto il tuo piede ferrato vari Paesi e poi ti sorprendi perché quelli non ti amano? Anche la faccia tosta dovrebbe avere un limite ed essere considerata un “reato universale”.

Nessun commento:

Posta un commento