martedì 7 febbraio 2023

Orsini

 

Calenda&C. “Armi sì, ma soldati no” Il finto aiuto all’Ucraina ricorda Sordi
di Alessandro Orsini
Chiara Appendino e Carlo Calenda si sono confrontati a Piazza Pulita giovedì scorso. Il confronto è stato utile perché ha messo in luce tutta la pochezza e l’inconsistenza del fronte bellicista italiano. Prima di entrare nel vivo del discorso, anzi del disastro, riassumo la tesi di Calenda: “La Russia dev’essere sconfitta sul campo con l’invio di armi pesanti e il rifiuto della diplomazia”. Appendino ha chiesto a Calenda che cosa farebbe se Zelensky, schiacciato dalla Russia nonostante le armi della Nato, chiedesse all’Italia di inviare i propri soldati a sparare contro i russi: “Tu, Calenda, entreresti in guerra con la Russia?”. Calenda ha risposto con un secco no. Che cosa significhi un simile rifiuto preventivo è presto detto. Secondo il fronte bellicista italiano, che include anche Corriere della Sera e Repubblica, l’Italia deve aiutare l’Ucraina fino a un certo punto, superato il quale, Zelensky può morire. Siamo finalmente in possesso degli elementi logici per immaginare la telefonata tra Zelensky e Calenda nel caso in cui Putin prevalesse: “Caro Calenda, sto per morire. Se il governo Meloni non mi dà diecimila soldati, sono spacciato”. Ecco la risposta di Calenda: “Caro Zelensky, come ho già detto a Chiara Appendino, sono disposto a inviare i Samp-T, ma non i soldati poiché non voglio entrare in guerra con Putin, da cui sono atterrito. Muori tranquillamente”.
Ai bellicisti italiani manca ciò che gli esperti di sicurezza internazionale (e i politici seri) chiamano worst-case scenario, vale a dire la capacità di immaginare lo scenario peggiore possibile. Quando un politico è in procinto di prendere una decisione molto grave ha il dovere di immaginare il peggiore possibile degli scenari. Deve domandarsi: “Che cosa accadrebbe se tutto andasse male in Ucraina?”. Appendino, nel chiedere a Calenda che cosa farebbe se Zelensky invocasse i soldati, pone una domanda costruita sullo scenario peggiore possibile per l’Italia. La risposta di Calenda, invece, è la tipica risposta del politico privo di capacità prospettica. È la risposta del politico superficiale del tipo: “Gli ucraini sono i buoni quindi vinceranno”. Nella puntata di Piazza Pulita, Calenda ha dato per scontato che, una volta ricevute le armi necessarie, gli ucraini scacceranno i russi. Orbene, se il lettore vuole capire che cosa sia il fenomeno italiano del “Calenda va alla guerra”, un fenomeno culturale molto serio, deve cercare un video su Youtube intitolato: “Alberto Sordi: La mia Guerra 2”, in cui il grande attore romano analizza la psicologia collettiva degli italiani nel giorno dell’ingresso nella Seconda guerra mondiale. Sordi racconta ciò che vide a Piazza Venezia dopo la dichiarazione di guerra di Mussolini. Vide migliaia di italiani festanti certi di un successo sfolgorante: “L’annuncio della dichiarazione di guerra sembrava l’annuncio del programma della festa de’ Noantri”. Poi aggiunge che quella ingenuità era figlia dell’ignoranza dovuta alla propaganda: “Gli italiani erano ignoranti, nessuno aveva detto loro come stavano le cose”.
Oggi le cose stanno così: la Russia sta sventrando l’Ucraina e possiede pure seimila testate nucleari e risorse immense. Finora, la Russia ha combattuto con le mani dietro la schiena. La sconfitta della Russia in Ucraina è possibile soltanto per la compagnia de’ Noantri ovvero per il fronte bellicista italiano. Ammesso che la Russia venga sconfitta sul campo, che cosa accadrebbe dopo? Certamente non la pace. Gli scenari peggiori per l’Italia sono due: la sconfitta dell’Ucraina e la sconfitta della Russia. Meglio mediare.

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