Tra la forca e l’impiccato
DI MICHELE SERRA
Per esempio questa del meloniano Donzelli, protagonista della bagarre di ieri a Montecitorio: «Io quando vado in carcere vado a trovare la polizia penitenziaria», ha detto il golden boy di FdI ai giornalisti, dando dell’incidente in aula una lettura politica chiarissima, anche onesta: la destra sta con le guardie, questa è la sua antica vocazione, questo il suo ruolo (legittimo), e proprio non riesce a capire perché mai qualcuno debba occuparsi anche dei ladri, arrivando a considerarli — addirittura — persone.
Persone che hanno sbagliato e pagano, ma rimangono portatori di diritti. Vedi Cospito, vedi perfino i mafiosi, che lo Stato non dovrebbe mai affrontare scendendo al loro stesso livello di barbarie: altrimenti non sarebbe lo Stato.
Detto che le guardie fanno un lavoro duro e mal pagato, dunque sarebbe importante occuparsi più spesso di loro, possibilmente senza scopo di lucro elettorale (le guardie votano, i ladri no), è interessante, perfino rinfrancante scoprire che, per quelli come Donzelli, la sinistra è quella che “va a trovare” anche i delinquenti: e per questo sarebbe deplorevole. Senza saperlo e senza volerlo, Donzelli aiuta anche la sinistra a ricordare la propria identità e la propria vocazione, ricostruendo pian piano memoria di se stessa: tra la forca e l’impiccato, propende per il secondo.
Questo governo offre alla nostra comunità nazionale un’opportunità decisiva: restituire alla politica una riconoscibilità ideologica ed etica.
Alla destra ciò che è di destra, alla sinistra ciò che è di sinistra. La sinistra deve essere grata a Donzelli per averle rinfrescato la memoria.
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