giovedì 30 luglio 2020

Fantastica Daniela tra BHL e il Cazzaro


Lévy-Salvini: filosofuffa contro gastropolitica

di Daniela Ranieri 

È una “sfida culturale”, quella andata in onda a Quarta Repubblica, il programma di Nicola Porro su Rete4, tra il filosofo francese Bernard-Henri Lévy e Matteo Salvini. Del resto pure Pericle discettava con Protagora e Zenone. L’intuizione è suggestiva: il filosofo, noto con l’acronimo logistico di BHL, ha scritto il Covid-instant-book Il virus ci rende folli (La nave di Teseo), in cui sostiene che siamo stati investiti da isterismo igienico e “messianesimo virologico”, un misto di “malthusianesimo, antiumanesimo e marshmallow penitenziale” (non avete già l’acquolina in bocca?). Il caso ha voluto che nel pomeriggio si sia tenuto al Senato un convegno di (come chiamarli?) dissidenti sanitari, tra i quali ha spiccato, per ruolo e impunitaggine, lo stesso Salvini, la cui rima buccale rigorosamente non protetta è diventata ormai un simbolo politico di resistenza e libertà, oltre che di minchioneria. L’operazione è audace: vuoi vedere che il più fico rappresentante della sinistra al caviale e il più elementare dei sovranisti mondiali concordano sul fatto che il Coronavirus è un’enorme montatura dei poteri forti per soggiogare le masse?

Inizia BHL, acconciatura aerodinamica da vanitoso engagé e camicia bianca da gelataro-sur-Sienne: “È stato tutto folle! C’è stata un’epidemia di paura e terrore!”. Salvini, occhiali da intellettuale (sarebbe da rivedere il luogo comune: ci sono eccezioni talmente clamorose da confutare la regola), annuisce. BHL: “È colpa dei giornalisti che hanno parlato tutti i giorni dell’epidemia, ce ne sono state di peggiori nella Storia” e non se ne parlava. È vero, è molto strano: nel ’300 non c’era tutto questo allarmismo in Tv e su Internet. Salvini fa sì con la testa, sono le stesse parole precise che lui ripete da mesi, e colpisce che il filosofo che ama Macron e Renzi (“il vulcanico Renzi”) emetta più o meno le stesse perle che sgorgano gratis tutti i giorni da quel pozzo di scienza dei social di Salvini. Ma il match intellighenzia contro gastropolitica riserva sorprese: “I migranti sono diventati untori”, dice BHL, e qui Salvini, intuendo l’ironia, comincia quel suo risolino isterico accompagnato da scrollata di capo e sguardo in camera, un’intramuscolo di semiotica-base per il suo pubblico già stanco dei pensieri cotonati dello studioso.

Quando BHL dice “L’Italia ha dato all’Europa un esempio di disciplina”, Salvini fa sì sì sì, lui che con un misto di disciplina e lucidità il 21 febbraio intimava: “Blindare! Proteggere! Bloccare!”, e il 27: “Riaprire tutto! Fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti!”. E pensare che i due potrebbero trovarsi a metà strada: BHL, consigliere di Sárkozy, elogiò “il coraggio politico di Calenda, la virtù di Renzi”, insomma “le belle élite”, e voleva Draghi a capo delle forze di polizia; Salvini ha citato la Thatcher e invocato Draghi premier: vuoi vedere che l’ex maoista e l’ex comunista padano sono liberisti? Purtroppo BHL rovina tutto: “Andiamo a beccare qualche barchetta” quando “l’Italia ha la mafia”. Porro lo interrompe: pensava di aver invitato la versione chic di Paolo Becchi e invece ha in collegamento il solito rompicoglioni di sinistra, subito ribattezzato da Salvini “dottor professor filosofo”, tutti titoli di estremo disonore.

È che BHL solidarizza coi migranti che scappano dalla guerra: non male, per un simpatizzante delle bombe Nato sulla ex Jugoslavia (1999) e sulla Libia (2011), dove tra l’altro si è recato giorni fa confidando di essere accolto dai miliziani con un tè al gelsomino e un invito a parlare di Lévinas, invece quelli l’hanno allontanato sparando colpi in aria.

Salvini sfodera i classici: il filosofo “non conosce i 5 milioni di disoccupati italiani”, per cui invece tanto si spende la Lega, i cui dirigenti tengono 5 milioni di spiccioli in Svizzera per le donazioni agli indigenti. BHL ride sprezzante, facendoci venire in mente di quando nel 2017 denunciò al mondo il dramma di possedere troppe case e di dover svendere quella di Tangeri per 6 milioni di euro.

I due si riavvicinano su Erdogan: per BHL “ha un progetto di imperialismo politico”; per Salvini, “il governo italiano è silenzioso di fronte all’aggressione turca”, fatta “con la spada islamica sguainata” (crede che Santa Sofia sia a Carugate). Verso la fine BHL sostiene che se troviamo un vaccino lo dovremo ai migranti (?). Salvini non vedeva l’ora: “Ah, adesso non è grazie ai medici di San Matteo di Mantova!” (che non esiste, casomai di Pavia: questo perché lui conosce il territorio). BHL lo zittisce alludendo ai soldi presi da Putin, Salvini lo irride: “Bla bla bla”. Così impara, BHL, ad accettare queste sfide culturali terra-terra, fermo restando che se Salvini leggesse il suo libro e ne imparasse dei passi a memoria potrebbe dire le stesse stronzate che dice ma con più forbitezza.


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