Neil Young: mezzo secolo di musica gratuita (e online)
Il “cavallo pazzo” pubblica sul suo sito ogni canzone, inediti compresi. Da quelli dei Buffalo Springfield a “The Visitor”
Se lo hanno sempre chiamato “cavallo pazzo”, ci sarà una ragione. L’ultima, meravigliosa follia di Neil Young è stata annunciata al mondo venerdì scorso. Non si tratta del suo nuovo album – The Visitor, discreto anche se un po’ arruffato “discorso alla nazione”, con l’ombra di Trump dietro alla maggior parte dei brani – ma di qualcosa di ben più epocale.
La mossa che ogni fan del musicista canadese ha sempre desiderato da decenni a questa parte ma non aveva mai osato chiedere, almeno in questa forma. Ovvero: tutto ciò che Young ha registrato nella sua carriera, reso disponibile on line sul sito neilyoungarchives.com. E qui “tutto” va inteso in senso letterale: ogni singola canzone incisa dall’artista – dal singolo di surf/exotica The Sultan/Aurora con gli Squires, anno di grazia 1963, fino a, per l’appunto, The Visitor, passando per Buffalo Springfield, CSN&Y, Crazy Horse e ogni altro progetto intrapreso in più di mezzo secolo di musica – è lì dentro. Basta cliccarci sopra. Ma non solo: il colpo di grazia lo dà l’incredibile messe di tracce inedite (per un totale di dieci album) ai quali vanno aggiunti video, schede informative e così via. E sicuramente non è finita qui, perché nelle intenzioni di Young l’operazione va considerata come un continuo work in progress.
Il sito, con il suo layout elegantemente “vintage”, ricorda in effetti un archivio da ufficio novecentesco, e si può esplorare cronologicamente percorrendo una timeline oppure andando a estrarre le canzoni da un vero e proprio schedario.
Il lato hi-tech è riservato agli audiofili, con una qualità sonora ad altissima risoluzione i cui dettagli vengono spiegati dallo stesso Neil nel video-tutorial col quale si viene accolti (perfidamente, ma coerentemente con le convinzioni del personaggio, non c’è una app per mobile perché come qualità “sarebbe un ascolto sotto la media”).
Insomma: dopo essere stato promesso e centellinato da quasi quarant’anni, l’Eldorado neilyounghiano si è dischiuso in tutto il suo splendore. Entrarne, considerando quanto è user-friendly, è facilissimo (e, almeno fino a giugno del prossimo anno, del tutto gratuito; successivamente si pagherà una sottoscrizione). Uscirne, molto meno. Mentre ci si perderà in questo ben di dio varrà comunque la pena chiedersi quali ripercussioni potrà avere, su un piano più generale, una iniziativa per certi versi paragonabile a ciò che fecero i Radiohead ormai dieci anni fa con il lancio di In Rainbows.
Si tratta solo di un artista che si costruisce il proprio mausoleo online, o è invece il chiodo finale sulla bara dell’industria discografica? L’ultimo spasmo auto-celebrativo del rock così come lo conoscevamo, o l’apertura di uno scenario del tutto inedito? Soprattutto: quanti altri musicisti seguiranno l’esempio di Young? Vedremo. Quel che è certo è che solo un cavallo pazzo poteva permettersi di far saltare il tavolo in questo modo.
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