martedì 30 maggio 2017

Urticanti


In questo periodo di convalescenza, il tempo dell'Inane, ho avuto varie possibilità di incontrare, nel pregno del metodico, persone con svariate caratteristiche. Ad esempio due signore sulla mezza età, che salgono assieme a me  sull'autobus che prendo per finalità fisioterapica. Non so dove vadano ma sono certo che appartengano all'associazione S.I.T. (Scassaminchia Imperiture & Tenaci): le incontro alla fermata e, allo scoccare della prevista ora di arrivo dell'autobus, iniziano, a voce alta, a confezionare un crescendo di critiche, partendo dall'ATC e via via, a seconda del ritardo, s'inerpicano in una scala comprendente la differenziata, il Comune, la scomparsa del tamarindo dagli scaffali, la foggia dei pantaloni di Kim Jong-Un, le guerre puniche, le zanzare, lo sfarzo alle prime comunioni, i migranti portatori di epidemie, la mancanza di un vaccino contro gli sbadigli e, se il ritardo supera i dieci minuti, la veridicità del libro del Levitico. Appena salite in autobus la critica si dirige verso le obliteratrici, le vibrazioni, la guida dell'autista e, tanto per non farci mancare nulla, il pessimo servizio riscontrato in un hotel di Malta. Cercano attenzione e soprattutto condivisione. Le evito come se ad una tavolata ci fosse la possibilità di sedermi vicino ad Orfini. E soprattutto applico la strategia dell'ebete, che non mi riesce malaccio: ogni tanto, protetto dagli occhiali da sole emetto risolini senza un perché che le allontana come un monolocale il card Bertone. Se continuiamo ancora un po' ad incontrarci, scommetto sulla carezza compassionevole!

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