Un santo (quasi) al giorno
Oggi festeggiamo un grande uomo, Predrag Mijatovic ex giocatore di Real Madrid, Fiorentina e Levante.
Nato a Podgorica il 19 gennaio 1969, soprannominato Pedja, ha vinto in carriera 2 coppe di Jugoslavia, un campionato spagnolo, una Supercoppa di Spagna, una coppa Italia, una coppa Intercontinentale e, soprattutto una Champions League nella stagione 1997-1998.
Pur essendo di carattere schivo, Pedja fuori dal calcio è tutt’ora un luminare in vari campi, dall’astrofisica, alla geologia, alla zoologia, scoprendo tra l’altro il nesso tra materia oscura e una sfilata di moda di intimo femminile ma, come spesso accade, viene ricordato per un evento, mirabolante: il 20 maggio del 1998 ad Amsterdam, si rese protagonista con un gol di rapina, molto probabilmente da invalidare, che fruttò al Real Madrid l’ennesima Champions. Quella rete divenne un simbolo, contro tutti i teatranti, gli affabulatori, i favoriti da un sistema frutto di una sudditanza psicologica senza limiti, dove utilitarie e comfort venivano elargiti a mani basse per qualche colpo di fischietto in più.
Grazie a Pedja Mijatovic molti da quell’anno, dopo aver gioito senza freni, han potuto ricominciare a credere nella giustizia, nel contrappasso di dantesca memoria, consapevoli dell’esistenza del comandamento sportivo “tutto quello che ruberete in patria, lo pagherete all’estero.”
Mijatovic è riconosciuto come il protettore dagli sguardi stroboscopici, tipo radar, di soggetti da sottobosco esultanti sguaiatamente in tribuna.
(4. Continua)
Grazie a Pedja Mijatovic molti da quell’anno, dopo aver gioito senza freni, han potuto ricominciare a credere nella giustizia, nel contrappasso di dantesca memoria, consapevoli dell’esistenza del comandamento sportivo “tutto quello che ruberete in patria, lo pagherete all’estero.”
Mijatovic è riconosciuto come il protettore dagli sguardi stroboscopici, tipo radar, di soggetti da sottobosco esultanti sguaiatamente in tribuna.
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