sabato 18 marzo 2017

Ma pensa un po'!


Ribadisco, sottolineo, ciò che il magico Travaglio evidenzia quest'oggi nel suo editoriale, ossia quello che disse il 31 luglio del 2007 l'allora onorevole Mattarella alla Camera a proposito del condannato Cesare Previti:

"Quello che oggi in quest’aula celebriamo non è un giudizio nel merito delle accuse formulate nei processi all’on. Previti. Non ci compete. Siamo chiamati a prendere atto di una decisione formulata dalla magistratura in tre gradi di giudizio e passata in giudicato con la pronunzia della Corte di Cassazione. Ne dobbiamo prendere atto e assumerci la responsabilità delle conseguenti decisioni che competono soltanto a questa Camera. Non è possibile in alcun modo, con nessun argomento, complicare la realtà dei fatti che è, al contrario, estremamente semplice. Un cittadino interdetto in perpetuo dai pubblici uffici non è più titolare dei diritti elettorali, non può più votare e di conseguenza non può più essere eletto, e se è già stato eletto ed è parlamentare decade dal suo mandato ai sensi dell’art. 66 della Costituzione… sopra la quale non vi è null’altro, e sottolineo nulla… L’on. Previti è divenuto, dopo le elezioni, ineleggibile… È sempre la Costituzione all’articolo 56 che dispone che può essere deputato soltanto chi può votare, e ciò non è più consentito all’on. Previti per effetto di quella interdizione. La funzione di deputato è appunto indiscutibilmente un pubblico ufficio, e non gli è più consentito di ricoprirlo. Soltanto la Camera… può disporne la decadenza o accettarne le dimissioni, e noi siamo chiamati a farlo, salvo violare le regole della Costituzione e della legge, norme chiare e stringenti… Vi sono stati nel dibattito odierno alcuni abili, talvolta acrobatici tentativi di formulare argomentazioni volte a contestare la decadenza e le conclusioni della giunta, o addirittura a sostenere l’impossibilità di decadenza di un parlamentare, senza riflettere che ciò significherebbe che un parlamentare, qualunque colpa abbia commesso, qualunque fosse il reato da lui commesso, qualunque responsabilità abbia di qualunque natura, sarebbe comunque inamovibile: conclusione infondata, ma anche aberrante. Si tratta di tentativi che si infrangono contro la chiarezza di quelle due norme della Costituzione. Noi siamo chiamati a prendere atto semplicemente della verità dei fatti e ad adempiere al dovere di rispettare le regole poste dalla Costituzione e dalla legge”

Così tanto per evidenziare ulteriormente quanto siano distanti dal diritto, dalla costituzione certi partiti di personaggetti (cit.)



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