Presentato si è presentato, una volta
scoperto, molto tempo fa. Ognuno infatti si porta dietro un Melvin Udall, più o
meno scassatore di gonadi; più la parte combattente di noi è temprata, più
Melvin si ritira dietro alle sue illogicità.
Il mio è abbastanza in forma e richiede un
grosso dispendio di risorse per mantenerlo poco invadente o quasi innocuo.
Nefasti sono i riti circadiani che il signor
Udall pretende quotidianamente e a cui, indefessamente, a volte mi sottopongo.
Molto probabilmente questa personificazione del rituale abita da sempre
nell'intimo dell'umanità e, come da canovaccio, la lotta tra il non fare
motivato e l'agire pregno di rischi pare essere nata subito dopo il Big Bang.
Vorrei ma
non posso, chissà che direbbe la gente, no questo è meglio che non lo dica,
vorrei digli tante cose ma forse è meglio di no, cos'ha da guardare quello,
domani gliene dico quattro anzi no, dopodomani, mi piacerebbe farlo ma forse è
meglio replicare ciò che ho fatto ieri.
La coabitazione con Melvin è contemplata
pure dai sacri testi, vedasi l'attuale periodo quaresimale, invitante tutti ad
una conversione, ad una nuova vita, ad una svestizione delle abitudini
incatenanti per una degustazione migliore, olfattiva, refrattaria agli svariati
acufeni destabilizzanti, di questo cammino comune, percorso senza evitar
mattonelle, come il signor Udall pretenderebbe.
(Melvin Udall è umanizzato da
Jack, il più grande)
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