Che Schifani (nomen omen) abbia preso una decisione equivale a credere che Nerone fosse un pompiere. Vissuto all'ombra del suo vate, lo zio puttaniere del Bomba, ha sempre mantenuto un profilo low, da cameriere, anche quando divenne, inaudito a credersi ma purtroppo è storia, anzi, storiaccia, presidente del Senato ed in quell'occasione infatti, unico caso mondiale, si recò a Palazzo Grazioli per ringraziare il suo signore, ridicolizzando così all'estremo la seconda carica della Repubblica, da allora detta delle banane, anzi: del Banana.
Schif-ani che abbandona il famigerato gruppo AP, per andare con i centristi, parrebbe un colpo mortale alla maggioranza. Così non è! Primo perché questo parlamento non può assolutamente rischiare di essere sciolto prima di raggiungere il quorum che gli permetterà di scipparci le pensioni. Secondo perché questo finto, falso abbandono serve ad una sola causa: potenziare Ala e conseguentemente il padre della patria Denis Verdini, il quale come leone in gabbia freme per poter mettere mani e portafogli sulle scelte governative. Tutto questo mentre, la stampa che gufa, riporta notizie di collusioni con malavita organizzata sui grandi lavori come il terzo valico genovese, con personaggi politici indagati quali Francesco D'Agostino vicepresidente della regione Calabria del gruppo vicino al PD "Oliverio Presidente", Giuseppe Galati di Ala il gruppo del padre della patria e riformatore della Carta di cui sopra e Antonio Caridi parlamentare di Forza Italia. Ma queste sono quisquilie di fronte all'origine dell'universo, che scompariranno, come saccentemente blatera Maria Elena, se voteremo Si al referendum...
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