Non mi ritengo invidioso, né
sbavo davanti ad un macchinone. Considero, per fortuna, la ricchezza un valore
aggiunto, fermo restando il convincimento che, essendo di origine virale, può
provocare eccessi, a volte molto fastidiosi. In pratica a Porto Cervo ci andrei
con lo stesso entusiasmo che avrei nel partire per EuroDisney, sicuro come
sarei di trovare divertentissime comiche respiranti, i famigerati ricchi
sontuosi della categoria "visibilation", quelli che vivono in una
realtà diversificata, quelli che considerano "gli altri" una
sottospecie, un acquario di sfigati ed inferiori, da usare secondo le
necessità.
Ho avuto la fortuna, o sfortuna, di vedere un servizio andato in
onda due giorni fa a "Di martedì" il programma di Floris su La 7.
Faceva il solito raffronto tra l'andare al mare della maggioranza degli umani,
con quello della casta iper-agiata dei diversamente umani. Solite immagini: da
una parte il pensionato che infila l'ombrellone nella spiaggia, accessoriato di
giornali, lasagne e borsa frigo, dall'altra suite da 7000 euro a notte, piscine
private ed "evve moscia" a gò gò, navi camuffate da yatch, tender per
gli spostamenti del valore superiore al reddito di una famiglia normale. Fin
qui tutto tranquillo. Nessun risentimento, nessuno sproloquio, molta pacatezza.
Improvvisamente, come un lampo,
le immagini ci han portato dentro la
cucina di un grande ristorante, uno di quelli dove solo leggere il menu costa
dai 10 ai 20 euro. E qui è scattata l'ira. Perché il penta-pluri-chef ha
mostrato, con nonchalance, il piattino simbolo dell'imbarbarimento della razza
umana, l'apoteosi dell'idiozia, il bignami di ogni nefandezza intellettuale
compiuta ai danni dell'indifeso, il migliore generatore di vaffanculo in commercio,
il sommario di quanto un insieme di becerismo, d'inettitudine, di insana
visione del mondo trasformante in negletto anche chi, pur pregno vestito di
firme altisonanti, resta un mendicante della peggior specie: due arachidi. Due
semplici arachidi, tostate, ma tanto pacchiane e volgari da scatenare rabbia e
dolore. Due arachidi ricoperte d'oro. Oro commestibile, che il babbeo di bianco
vestito ha esaltato in una prolusione scatenante mix di turpiloqui molto
sottili, quasi introvabili.
Sono fondamentalmente convinto
che ognuno debba vivere la propria vita come meglio crede, non invadendo o
culturalmente infastidendo però quella degli altri.
In effetti sbaglierò: ma
istituire una task force mondiale che prelevi il cuoco e chi, infagottato da
mignottona, dopo aver letto la carta, decide, in tonalità e nel francesismo
simile a quello delle pubblicità dei profumi dove il gnocco o la gnocca di
turno con aria stralunata (che fa venire in mente uno a cui abbiano portato via
auto e vestiti in un paese ostile) pronuncia velocemente
"jemepefarghepountrongrivèjemelassonGiogioAvmani", decida di ordinare
due arachidi d'oro, per portarli in un isola segreta a coltivar carrube per il
gorilla incazzato a cui dovranno riferire in tutto, sia la soluzione migliore.
Ah che sbadato! A momenti me lo
dimenticavo: vaffanculo a voi e alle arachidi d'oro!
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