lunedì 6 giugno 2016

Il calabrone

Immerso nella Recherche, trasportato per mano assieme al Signor Swann nei meandri degli abissi della psiche, il rumore all'inizio mi parve quello di un motorino, modificato, in lontananza. L'impressione però svanì allorché, voltandomi verso la finestra vidi in controluce una figura volteggiare tra tenda e finestra, quasi un ginnico libratosi in aria. Il groppo mi è salito immediato, simile a quello del dottor Frankestein al primo respiro della creatura: era un cravunaro rosso, meglio conosciuto come ... calabrone! In casa mia! Alzatomi di scatto, meglio di un judoka olimpico, in preda ad un attacco di panico, manco fossi stato Verdini alla vista di una gazzella della polizia, ho subito architettato un piano, di difesa e attacco, sconclusionato peggio di una prolusione di Orfini alla convention per un partito migliore.
Il calabrone volava dietro la tenda e al contatto col vetro faceva un rumore simile ad uno smeriglio lasciato acceso a Murano. Il mio coraggio, decantato in molti carmi, come un miglior rosso, ha preso immediatamente in pugno la situazione, suggerendomi di indossare i guanti da cucina; così bardato mi sono avvicinato alla finestra, scrutando da lontano il mostro volatile, che, probabilmente, s'interrogava circa l'idiota che lo stava rimirando in tenuta da sommossa.
Con un fulmineo gesto, epico, subitaneo, ho aperto la finestra sperando nella dipartita verso il cielo dell'essere infausto.
Nulla. Continuava a ronzare, impassibile, prendendosi beffe di me.
La salivazione aumentava, la sudorazione pure. Pensavo in quegli istanti: e se invece di un calabrone avessi scoperto una vedova nera o un giaguaro: come mi sarei comportato? Sarebbero fuggiti entrambi per la paura? E la vicina cosa starà pensando in questo momento? Si sarà segnata?
La sfortuna inoltre ha voluto che, per terra, vi fosse un cicciolo di carta, che, schiacciandolo con il piede, ha provocato un urlo raggelante l’intero condominio, per la paura di aver schiacciato il calabrone. Mi è parso inoltre che qualcuno, al piano inferiore, in quell’istante, abbia convocato molte persone del palazzo in casa sua per una celebrazione di riparazione, forse in presenza anche di qualche esorcista.  
Comunque, dopo lotta incessante, alla fine, visto che era imbambolato, usando una rivista pesante, l’ho ahimè seccato. Cadendo per terra ed intravedendolo dalle tende, ho atteso qualche istante per vedere se fosse ancora vivo. Lo toccavo con la rivista e lui, immobile, mi confermava l’avvenuto decesso. Preso con i guanti l’ho buttato nella tazza.


Quando si dice il coraggio, vero?

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