mercoledì 09/12/2015
A NORMA
Pop Etruria 2013: come prendersi 20 mila euro (quasi) legalmente
STORIA DI MISTER X CHE, A STARE A UN CONTRATTO INCOMPRENSIBILE, CONOSCEVA TUTTI I RISCHI DELLE “SUBORDINATE”. E POI C’È CONSOB CHE, 10 GIORNI DOPO, LO AVVERTE DAL SUO SITO CHE LA BANCA È MESSA MALE
di Giorgio Meletti
Come si fa a investire 20 mila euro in obbligazioni della propria banca, che allo sportello ti vendono per sicure, e perdere tutto? E’ molto più facile di quanto non si creda. Ecco la storia esemplare di un risparmiatore di Frascati, in provincia di Roma, che si è fidato della locale filiale della Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio. Il nostro mister X è entrato in banca il 4 giugno 2013, di buon mattino, e si è fatto convincere a comprare delle obbligazioni subordinate a tasso fisso, della durata di cinque anni, con una rendita del 3,5 per cento all’anno. Alle 9,44 ha firmato l’ordine di acquisto dei titoli che sono stati azzerati il 22 novembre scorso per decisione della Banca d’Italia. Nel contratto il titolo acquistato è così descritto: “IT0004931405 BPEL 28/06/13-28/06/18 3,5% SUB”. Chiaro, no?
138 PAGINE
Tanto è lungo il prospetto informativo che avrebbe dovuto chiarire al nostro Mister X i rischi del suo investimento
Non c’è dubbio che, secondo le leggi italiane, mister X dovesse essere perfettamente consapevole del significato di “SUB”. Che è questo: “L’investimento nelle Obbligazioni Subordinate Lower Tier II comporta per l’investitore il rischio che, in caso di liquidazione o di sottoposizione a procedure concorsuali dell’Emittente, la massa fallimentare riesca a soddisfare soltanto i crediti che debbono essere soddisfatti con precedenza rispetto alle obbligazioni subordinate”. Chiarissimo, no? Così è spiegato nel prospetto informativo approvato dalla Consob. E il mercato finanziario italiano è governato da una regola gloriosamente ipocrita: il risparmiatore che va in banca a investire in obbligazioni subordinate della banca è costretto - con la formula “sa, le solite formalità” - a firmare un modulo in cui giura di aver letto il prospetto informativo. Nel caso specifico 138 pagine scritte in sanscrito bancario che effettivamente avvertono l’investitore di ogni possibile rischio incombente sui suoi soldi: mancano solo la sollevazione delle maree, il fallimento della Bce e la vittoria dell’Isis, ma non mancano per esempio riferimenti agli influssi negativi della crisi greca su una banca di Arezzo. I prospetti sono fatti per poter dire dopo al risparmiatore “te l’avevamo detto”.
Così mister X ha firmato di essere a conoscenza che “copia del Prospetto di Base e relative condizioni definitive possono essere richieste presso la sede legale della Banca Etruria spa, in Arezzo, via Calamandrei n. 255”, ma possono essere anche scaricate dal sito. Dichiara poi di “essere stato avvisato circa i Fattori di rischio relativi all’investimento riportati rispettivamente al pagragrafo 1 della sezione 4 Nota di sintesi ed al paragrafo 2 della sezione 5 ed al paragrafo 1 delle Condizioni definitive”. Che vuol dire avvisato? Facciamo finta di credere che il funzionario gli abbia recitato per intero il capitolo “Fattori di rischio” del prospetto. E qui viene il brutto.
Il 14 giugno, dieci giorni dopo che mister X ha firmato il suo ordine d’acquisto la Consob approva un supplemento al Prospetto informativo sulla base del quale mister X ha comprato le obbligazioni. In pratica il prospetto originario viene riscritto con notizie molto più allarmanti sullo stato della banca. Il supplemento viene pubblicato sul sito della Consob, che come è noto viene consultato quotidianamente da milioni di risparmiatori italiani, e avverte: gli investitori che avessero già firmato ordini di acquisto per le obbligazioni subordinate IT0004931405 “hanno il diritto di revocare la loro accettazione (entro il 20 giugno 2013 compreso) mediante disposizione scritta da consegnare presso le sedi e le dipendenze dell’Emittente”.
Mister X sostiene, e siamo tutti tentati di credergli, che nessuno gli abbia telefonato per segnalargli la novità. Ma le modifiche al prospetto sono sostanziali. All’inizio del supplemento si avverte che è stato “redatto allo scopo di inserire una tabella relativa ai principali indicatori sul rischio di credito” di Banca Etruria al 31 marzo 2013. Nella versione originale la tabella non c’è e neppure compare mai la parola “deteriorati”. Invece il supplemento ci informa che i crediti deteriorati (di difficile recupero) sono il 29,4 per cento dei crediti erogati da Banca Etruria, contro una media italiana del 13 per cento.
Ora sarà un tribunale sa tabilire se la pubblicazione del supplemento al Prospetto informativo sollevi Banca Etruria (e la vigilanza di Consob e Bankitalia) dalle responsabilità, o se per chi compra prodotti finanziari è sottinteso l’obbligo di consultare quotidianamente il sito Consob. Certo, se mister X avesse compulsato attentamente le comunicazioni della vigilanza sui mercati finanziari, avrebbe saputo che la sezione D2 del Prospetto (“Fattori di rischio relativi all’Emittente”, in italiano quanto stava messa male Banca Etruria) era stata radicalmente trasformata, passando da tre paginette a 19. Nella versione originale il capitoletto “Rischio di Credito” iniziava con parole rassicuranti: “L’Emittente è esposto ai tradizionali rischi relativi all’attività creditizia”. Nella versione corretta si esplicitava che Banca Etruria aveva un serio problema con i generosi affidamenti ad alcuni clienti – da far risalire (ma questo nel prospetto non c’è) alle solidarietà tra gruppi di potere toscani ad alto coefficiente massonico.
Poco prima dell’emissione delle obbligazioni subordinate c’era stata una severa ispezione Bankitalia sull’istituto di Arezzo. Ma solo nella versione corretta (dopo) del Prospetto c’era l’avvertimento che, proprio in seguito all’ispezione, “la situazione economica del Gruppo stesso potrebbe subire impatti negativi anche significativi”. Mister X l’ha saputo solo adesso. Come disse Woody Allen: “Prevedo disastri, prevedo catastrofi… Peggio : prevedo avvocati”.
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