venerdì 3 gennaio 2025

L'Amaca

 

Noi non siamo gli americani
DI MICHELE SERRA
Sembra di capire che per riportare a casa Cecilia Sala (colpevole di giornalismo, non d’altro: lo dico agli idioti che in rete ripetono a pappagallo il vecchio slogan degli idioti, “se l’è andata a cercare”), dicevo, per riportare a casa Cecilia Sala sia necessario separare almeno un poco il punto di vista italiano dal punto di vista americano. Se volete: come fece Craxi a Sigonella.
Agli americani interessa molto che il fabbricatore d’armi iraniano arrestato in Italia rimanga in carcere, costi quel che costi. Agli italiani il “costi quel che costi” non può che sembrare discutibile, visto che è un’italiana innocente a pagarne il prezzo.
Di più, possiamo aggiungere che il marchio di “terrorista” affibbiato dagli americani a moltitudini, comincia a essere un poco inflazionato. A volte corrisponde: si tratta effettivamente di terroristi. A volte è un poco una forzatura, a meno di voler considerare “terrorista” chiunque si occupi di guerra, di fabbricazione di armi letali, di annientamento del nemico, tranne se americano. E in quel caso, effettivamente, a salvarsi al di fuori dell’America sono in pochissimi, forse solo i francescani, le crocerossine e i monaci buddisti.
Essere buoni alleati dell’America, come ripetono i nostri governanti, di qualsiasi schieramento politico, dal 1945 a oggi, un po’ come se il 1945 non fosse mai davvero passato, deve essere utile e giovevole. Non può essere greve e dannoso. Sala è una donna libera incarcerata da un regime misogino e illiberale. La sua liberazione vale bene qualche dissonanza con la politica estera americana.

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