giovedì 9 gennaio 2025

Intrecci

 

Ballo in Musk
di Marco Travaglio
Il caso Sala era partito malissimo, col ministro della Giustizia che timbra il fermo dell’iraniano senza sapere dagli Esteri dell’arresto dell’italiana, e con l’annuncio delle dimissioni della direttrice del Dis nel bel mezzo della crisi. Ma si è concluso benissimo e nei tempi giusti, col rilascio della Sala e, prevedibilmente, la non-estradizione dell’ingegnere di Teheran negli Usa e una qualche scappatoia per riconsegnarlo al suo Paese, alla vigilia della visita di Biden e a 12 giorni dall’insediamento di Trump. Il merito è di Giorgia Meloni, che ha preso in mano il dossier con riserbo e tempestività, come spiega Padellaro a pag. 5. Gliel’hanno riconosciuto anche le opposizioni e hanno fatto bene, così come da oggi faranno bene a ricominciare a opporsi. Ma facendo tesoro del caso Sala. Non per ammorbidire la battaglia contro il governo. Ma per liberarsi della zavorra più letale: l’ipocrisia, che spesso le ingabbia in battaglie di retroguardia, lasciandole poi col cerino acceso in mano. Un banco di prova sarà l’accordo del governo con SpaceX-Starlink, il gruppo di Elon Musk che ha già in orbita 7mila satelliti e li porterà a 42mila per coprire il mondo intero con la connessione Internet a banda larga. Un affare mostruoso sia per Musk sia per i clienti, che potrebbero assicurarsi la rete web spaziale sul 100% del territorio senza i buchi e i rischi della connessione terrestre via cavo.
Se esistesse una tecnologia in mano pubblica con le stesse prestazioni, andrebbe scelta quella. Ma non esiste: Musk è monopolista perché è partito prima, ha capitali che i governi non hanno e l’Ue chiacchiera molto, ma è all’anno zero col progetto Iris 2: 290 satelliti che, ove mai andassero in orbita, costerebbero molto di più ed entrerebbero in funzione nel 2035. E nel frattempo? È sacrosanto pretendere massima trasparenza: l’eventuale contratto non potrà essere affidato alle bizze (e alle dosi di ketamina) di Musk, dev’essere garantito dal governo Usa; e la chiave di criptazione dei dati dev’essere in mani italiane. Ma mettiamo da parte l’ipocrisia: Musk è il genio pazzo che sappiamo, ciclotimico sul piano clinico come su quello politico, tant’è che nel 2020 votò Biden (e piaceva un sacco all’internazionale dem) e ora sponsorizza Trump e i neonazi tedeschi e austriaci. Però i satelliti non sono né nazi né liberali né comunisti. Tocca affittarli da chi li ha. E oggi li ha solo lui. Garantiamoci le migliori condizioni di sicurezza e finiamola con le ipocrisie sull’Uomo Nero. Le nostre telecomunicazioni sono già in mano a privati stranieri. I negoziati con Starlink per Space X non li ha avviati la Meloni, ma Draghi. E i presunti nemici di Musk, da Macron alla Cina, stringono lucrosi accordi con lui. Giusta la trasparenza, purché non diventi coglionaggine.

Nessun commento:

Posta un commento