La retromarcia su Roma
di Marco Travaglio
Pronti, via. Anzi, mica tanto. Meloni&C. erano così “Pronti” che, a parte andare a cercare ministri e sottosegretari per strada, come se fossero gli unici a non aver previsto la propria vittoria, non c’è materia affrontata nel primo mese su cui abbiano le idee chiare. Più che un governo, una mazurka di marce e retromarce. L’ultima è arrivata ieri, col ritiro dell’emendamento al decreto-insaccato “Missioni Nato e servizio sanitario in Calabria” (testuale) per continuare a spedire armi all’Ucraina in barba al Parlamento sino a fine 2023 (anche se nel frattempo finisse la guerra). Ma già prima i marciatori su Roma avevano ingranato la retromarcia, nell’ordine, su: nuova Opzione Donna (presentata, ritirata e ripresentata: olè), obbligo di mascherine in ospedali ed Rsa (doveva essere abolito, invece è rimasto), multe ai non vaccinati (dovevano essere abolite, invece sono rimaste), tetto al contante (10 mila euro, anzi 5 mila), obbligo di pagamenti col Pos (sopra i 30 mila euro, anzi sopra i 60 mila), calo del prezzo della benzina (il governo lo fa salire), trivelle in mare (FdI e Lega da No Triv a Sì Triv), abolizione del Reddito di cittadinanza (resta per gli “inoccupabili”, i due terzi dei percettori), cacciata dei navigator (li rivogliono pure le Regioni di destra), abolizione del Superbonus (prorogato sino a fine novembre, e ora forse sino a fine anno), Flat Tax (aliquote a platea cambiate una dozzina di volte), condono fiscale (idem come sopra), rapporti con la Cina (vietatissimi fino al vertice Meloni-Xi, ora manna dal cielo), navi delle Ong (non sbarca nessuno, anzi sbarcano i “fragili” e non il “carico residuale”, anzi sbarcano tutti), dl Rave party (6 anni di galera con intercettazioni, anzi 4 o 5 anni senza), bonus a chi si sposa in chiesa (era solo una cazzata delle tante), “priorità carceri” (tagli al personale penitenziario già sotto organico), “priorità scuola” (tagliano 6-700 scuole), “priorità sanità” (2 miliardi che non bastano neppure per pagare le bollette degli ospedali) e via retromarciando.
Intendiamoci: per chi pensa male e fa pure peggio, ogni retromarcia è una benedizione. Ma per dire quanto erano pronti e quanto durano. Meloni spera “a lungo”. Ma al suo posto, più che degli alleati rissosi, riottosi, malmostosi e cazzari, che fanno folklore, ci preoccuperemmo di Ollio & Ollio che s’offrono. Renzi, in tour a gettone a Bangkok, si dice “pronto a lavorare col centrodestra”: il che, oltre a essere un’ovvietà (lo fa da quand’è nato), è pure una minaccia. Calenda, dopo l’inutile incontro con lei, invita FI ad “aiutarla anziché sabotarla”. Cioè un leader di opposizione (si fa per dire) ne critica uno di maggioranza perché si oppone troppo. Noi, nei panni di Giorgia, una grattatina ce la daremmo.
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