Un Natale piccolo piccolo
DI MICHELE SERRA
dalla senatrice Rauti, esiste già e si chiama Natale. Cade a ridosso del solstizio d’inverno, quando le giornate ricominciano ad allungarsi e l’umanità, da molto prima che nascesse Gesù, celebra la sconfitta delle tenebre e il ritorno della luce. Il bambinello, come tutti i neonati, risplende nella sua culla (“astro del ciel”) e allontana da ogni casa l’ombra della morte.
È il momento nel quale il messaggio cristiano parla a tutti e diventa universale. Se anche i non credenti amano il Natale è perché la nascita è una festa per ogni persona, non solo per chi crede che quel bambino fosse il figlio di Dio. Ogni nascita (non solo umana: di ogni essere vivente) è una sconfitta del nulla. Illumina il mondo, e rallegra.
L’idea di una specie di doppione del Natale nel giorno dell’Annunciazione dell’angelo a Maria, al contrario, rabbuia e rattrista. Perché ha un’evidente intenzione politica, e al tempo stesso confessionale. Quella politica è antiabortista (come se esistesse qualcuno, al mondo, che festeggia l’aborto), quella confessionale mette l’accento non sulla nascita, ma sulla trascendenza del concepimento, che è invece un dogma. Chi abortirebbe il figlio di Dio?
Si propone dunque alla Repubblica, ovvero a tutti gli italiani, di trasformare la più ardua delle credenze (partorire da vergine) in una festa politica, per giunta molto di parte. Ennesima conferma che la componente cattolico-reazionaria, in questo governo, è quella più aggressiva.
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