Guerra. Per salvare l’Ucraina servono strategie moderate e più diplomazia
di Alessandro Orsini
Se ragioniamo in una prospettiva di medio-lungo periodo, la dinamica in corso è chiara: l’esercito ucraino si indebolisce e quello russo si rafforza. Mentre l’Ucraina è senza corrente elettrica e senz’acqua, la Russia ne ha in grandi quantità; mentre il gas scarseggia in Ucraina, in Russia abbonda; mentre i soldati ucraini caduti al fronte non possono essere rimpiazzati, quelli russi diventano più numerosi; mentre il territorio ucraino è devastato, quello russo è illeso; mentre l’Ucraina è in bancarotta, l’economia russa, come rivela il Fondo monetario internazionale, regge piuttosto bene all’enormità delle sanzioni occidentali. Non sta andando bene, ma molto meglio del previsto. Il Fmi ha dovuto correggere al rialzo le previsioni circa la caduta del Pil russo.
Per quanto riguarda gli armamenti, la situazione per l’Ucraina è altrettanto preoccupante. Il New York Times ha appena rivelato che 20 Paesi della Nato su 30 hanno dato fondo alle riserve militari. Per non sguarnire i loro magazzini, i governi occidentali devono ridurre l’invio di armi a Kiev o produrle velocemente mentre le loro economie rallentano. Germania, Italia e Francia, spiega il New York Times, potrebbero donare più armi rispetto a quelle già inviate, ma sono parchi per non privarsi dei loro “pezzi” migliori o per paura di un’escalation incontrollata con la Russia. Si aggiunga che i massimi generali della Nato stanno cercando di spiegare ai governi occidentali che la Russia ha ancora molte risorse da investire, inclusa la trasformazione dell’economia nazionale in economia di guerra e l’arma nucleare tattica come extrema ratio.
Come se non bastasse, la stampa americana lancia la notizia che la Russia starebbe meditando di usare le armi chimiche.
Ricordiamo l’intervista del 31 agosto scorso rilasciata dal comandante dell’esercito tedesco, Eberhard Zorn, il quale invitava a non sottovalutare il potenziale bellico della Russia.
Ricordiamo anche le dichiarazioni di Mark Milley, capo di Stato maggiore Usa, che ha invitato il blocco occidentale alla diplomazia con la Russia subito dopo l’abbandono di Kherson. Zorn e Milley si rendono conto che il futuro non è roseo per l’Ucraina.
Se questa è la dinamica di medio-lungo periodo, le considerazioni possono essere molteplici. La nostra proposta è di investire tutte le risorse nella diplomazia per evitare che la Russia, dopo avere fiaccato le difese di Kiev ridotta alla miseria e la popolazione in fuga, marci sulla città per decapitare il suo governo. A tale riguardo, richiamiamo l’attenzione sulla costruzione di un muro al confine con la Bielorussia perché Zelensky teme che i russi corrano a Kiev. I generali russi stanno ammassando truppe e missili temibili in Bielorussia. Non è detto che i russi marceranno su Kiev, ma il fatto che questo scenario diventi ogni giorno più probabile dovrebbe indurre l’Unione europea a ripensare la strategia della “diplomazia zero” di Biden e Ursula von der Leyen. Purtroppo, il Segretario generale della Nato, Stoltenberg, ha appena dichiarato che la Nato intende assorbire l’Ucraina, costi quel che costi. L’estremismo di Stoltenberg è pericoloso giacché fornisce un incentivo ai russi ad abbattere Zelensky. Ben diversamente, l’Europa ha bisogno di una strategia moderata per mettere in sicurezza Kiev e Zelensky stesso.
Nel frattempo, i bambini morti in Ucraina sono 450 e quelli feriti più di 1.000. Tutto questo mentre i missili russi risospingono l’Ucraina verso l’era preindustriale.
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