lunedì 28 novembre 2022

Senti senti!

 

Parla un imprenditore edile pentito
“Ho costruito case dal giorno alla notte Qui così fanno tutti e nessuno controlla”
di MICHELE BOCCI
ISCHIA — Nella testa di un costruttore di Ischia il giorno dopo la tragedia della frana vengono frullati realismo e denuncia, ci sono ammissioni di colpa, chiamate a correo e pure un allarme sui cambiamenti climatici. Luigi ha 53 anni e ha iniziato ad andare in cantiere quando ne aveva 14. «Era il lavoro di famiglia. I miei volevano che facessi la scuola ma mi sono innamorato della cazzuola». Da sfollato, fuma una sigaretta dietro l’altra e racconta l’edilizia dell’isola.
La casa che si è costruito da solo ha retto. Come mai?
«La frana non è arrivata e per fortuna non abbiamo avuto danni. Siamo fuori perché è inaccessibile per il fango. Quella casa ce l’ho da trent’anni. Nel lavoro sono un tipo pignolo ma come tutti quanti qui, sono stato costretto a farla in tempi rapidi. È vero, voi lo chiamate abusivismo».
Ecco, l’abusivismo a Ischia: di chi è colpa?
«Nostra, ma qui è caduta la cima di una montagna, e una cosa del genere non c’entra niente con le case abusive».
Anche se fosse, cosa da provare, ciò non toglierebbe che il problema esiste.
«Non posso dire che siamo dei santi, per carità. Ma la casa non te la scegli, a volte erediti un terreno dai genitori e lì costruisci. Io lavoro per il pane e a volte penso, in coscienza, che certe case non le dovrei costruire».
E perché lo fa?
«La questione è complicata. Adesso mi trovo in tutte e due i ruoli, quello di costruttore e quello di abitante.
Avrebbero dovuto fermare tutto molti anni fa ma il sistema ci ha mangiato, andava bene a tutti.
Ovunque al mondo esiste un piano regolatore ma a Ischia non c’è. Come mai? Perché nessuno si è impuntato per farlo? Non lo sa, eh? Lo dico io, perché non si potrebbe costruire da nessuna parte».
E invece le case nascono e sono nate. Qual è stato il periodo di massima crescita edilizia?
«Gli anni Ottanta, c’è stato il boom. La gente aveva un campo di famiglia e costruiva, le pensioncine si allargavano e un pezzo alla volta aggiungevano camere e camere, così diventavano grandi alberghi. E magari la moglie del titolare dava una mano ai lavori come carpentiere».
E i controlli non venivano fatti?
«La colpa è anche nostra, però, chiedo io, potevano fermare questo casino subito, senza far buttare soldi alla gente. Se io ho un vigneto e stanotte ci costruisco le fondamenta di una casa, tu autorità domani lo vedi e dovresti fermarmi per dirmi: dopodomani voglio che torni tutto come prima, distruggi le fondamenta. E invece no. Mi fai andare avanti e spendere un casino di soldi e magari mi vieni a chiedereconto dopo 30 o 50 anni di quella casa. Mi dici che questa cosa lì non ci poteva stare. Tutti hanno tenuto la testa sotto la sabbia e fatto finta di non vedere».
Come è possibile che si sia arrivati a tutto questo?
«Ischia è un’isola molto popolosa, magari a Ponza e Ventotene non ci sono problemi. Qui siamo 60 mila, in estate 120 mila, e c’è bisogno di immobili. Poi ci si sta mettendo la natura».
I cambiamenti climatici?
«Sì, è tutto diverso. In mare trovo pesci che quando ero piccolo non c’erano. Una siccità esagerata come quest’anno non me la ricordo in vita mia, così come un acquazzone potente come quello dell’altro giorno. Adesso non è più pioggia come una volta, ora sono fiumi d’acqua. Fino all’altro ieri stavo sul cantiere in maglietta, nel giro di 48 ore devo stare con addosso il piumino».
Seguire le regole non sarebbe anche utile a evitare certe tragedie?
«Se a me dessero 10 metri in un posto sicuro io me ne andrei. Ci rimetto anche, ma dammi uno spazio tranquillo. Ma lo Stato perché dovrebbe mettermelo a disposizione? Per carità, non voglio niente da nessuno. Comunque, ho visto che tanti parlano di tragedia annunciata. Allora perché non sono venuti 24 ore prima a dircelo. Se sapevano dell’allerta meteo ci dovevano avvertire. Ma in Italia succede sempre così e facciamo finta di non vedere».
Anche il terremoto ha dimostrato la fragilità di certe case.
«Di quel terremoto non se n’è parlato, al contrario di questa nuova tragedia. Noi eravamo come nascosti, non esistevamo. Eravamo gli abusivi, il terremoto era colpa nostra. Per molti ce lo eravamo cercato».
Conosceva le famiglie travolte dal fango?
«Sì e so di essere fortunato. Posso pensare al dopo e ringrazio Dio. Poco tempo fa abbiamo avuto un’altra catastrofe e ci stavamo un po’ riprendendo. Ne stanno succedendo una dietro all’altra, compreso il Covid, una mazzata».

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