venerdì 11 novembre 2022

L'Amaca

 

Un partito da spolpare
DI MICHELE SERRA
Il Terzo Polo e i Cinque Stelle “ritengono che fare opposizione al Pd sia più redditizio che fare opposizione al governo”, scrive Enrico Letta. È difficile smentirlo. Lo scenario politico di questo inizio legislatura vede un governo compatto e un’opposizione la cui attività principale è attaccare la sua componente più rappresentata in Parlamento, che è il Pd. Come se il vero obiettivo politico di entrambi (Calenda e Conte) fosse smembrare i dem, in grave difficoltà politica, e fare incetta dei loro elettori.
Manifestazione lampante di questo tentativo è la candidatura calendo-renziana di Letizia Moratti, il cui solo scopo non è far vincere finalmente il Pd in Lombardia, come ho letto con assoluto stupore, ma renderlo definitivamente marginale tanto in caso di vittoria, quanto di sconfitta. Mossa a suo modo geniale (Renzi l’è minga un pirla, come si dice a Milano) se si ritiene che la sinistra sia un impiccio del quale liberarsi.
La spartizione del luogo politico detto “Pd” da parte di centristi e grillini (non di destra, non di sinistra, dunque incollocabili) sarebbe ovviamente legittima. La politica non è un pranzo di gala, e azzannare ai garretti l’avversario in difficoltà, per quanto sleale, non è una scena inconsueta. Ma la scomparsa del Pd comporterebbe l’ipotesi, misteriosa prima ancora che sgradevole, di un arco politico formato da una destra, un centro e un Conte. E poiché gli elettori di sinistra, per ragioni che sfuggono anche a loro stessi, in Italia sono ancora molti milioni, è fortemente possibile che l’accerchiamento del Pd sortisca un effetto opposto a quello sperato. Anche chi sospetta l’inutilità di quel partito, vedendolo così osteggiato (ben più del governo) ne rivaluterà l’importanza.

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