sabato 5 novembre 2022

Travagliatamente

 

Io so’ Pasquale
di Marco Travaglio
Chi pensa che manifestare per la pace sia inutile non ha letto la fiumana di commenti furiosi provocati dal corteo di oggi a Roma prim’ancora di svolgersi. Sono le Sturmtruppen che dal 24 febbraio fanno il presentat’arm sui rispettivi divani e oggi a Milano marciano per la guerra. Non si danno pace che la maggioranza silenziosa contraria alla cobelligeranza e all’escalation in Ucraina trovi finalmente il luogo e il modo per farsi vedere e sentire. E contagi le opinioni pubbliche europee, in gran parte contrarie al bellicismo dei loro governi, ma ammutolite o silenziate nel dibattito pubblico dominato dalla lobby armata. Se oggi a Roma saremo tanti e piazza San Giovanni dilagherà in tutta Europa, i governi non potranno ignorarlo, o andranno a casa. Il buonsenso espulso dai media atlantoidi rifà breccia nel muro della propaganda per la crisi causata dalla guerra criminale di Putin e alle autosanzioni dell’Ue. Più dura lo stallo, più gente muore, più salgono bollette, prezzi, aziende chiuse, disoccupati e poveri, più ci si domanda che senso abbia condannare gli ucraini al macello e l’Europa alla miseria per riconsegnare a Kiev i russofili di Donbass e Crimea, che potrebbero preferire ancora Mosca dopo otto anni di massacri ucraini e otto mesi di massacri russi. Il diritto all’autodeterminazione per loro non vale? Perché non indire dei referendum sotto l’egida internazionale (non farse armate modello Putin) per far decidere a loro il proprio destino?
È questa la pace possibile di cui parlano il Papa, decine di ex ambasciatori e intellettuali di ogni colore che firmano appelli e proposte. Ed è molto più concreta e meno ideologica dei gargarismi delle Sturmtruppen, che da otto mesi non riescono a partorire se non banalità (“c’è un aggressore e un aggredito”: tante grazie, e chi l’ha mai negato?) e bestialità (“col nemico non si tratta”: e con chi si tratta, con l’amico?). Da che mondo è mondo, le guerre finiscono in due modi. Con la resa dei vinti ai vincitori, quando ci sono. O, se c’è stallo come fra Russia e Ucraina, con un negoziato fra i belligeranti (sì, l’aggressore e l’aggredito) per un compromesso fondato sugli esiti del campo e sulla sicurezza per tutti in cambio di sacrifici da ciascuno. Se i belligeranti hanno “solo” armi convenzionali, si può pure decidere cinicamente di lasciarli combattere finché uno dei due si arrende. È quel che han fatto sinora Usa, Nato e Ue, dimenticando che Putin, ammesso e non concesso che si trovi un giorno a un passo dalla resa, non alzerebbe bandiera bianca, ma sgancerebbe l’atomica. Su questo le Sturmtruppen sorvolano, per vedere quel Putin dove vuole arrivare: “E che so’ Pasquale, io?”. Noi preferiamo di no, perché Pasquale siamo noi.

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