mercoledì 17 agosto 2022

Daje 2!

 

Il neo piddino Cottarelli: Frate Indovino da social
DI DANIELA RANIERI
Non vorremmo che in questa campagna elettorale di raccapriccianti sorprese si omettesse di dire che Carlo Cottarelli, “punta di diamante” delle liste del Pd, ma anche “punto di sintesi”, nonché “migliore interprete dell’intesa” (parole di Enrico Letta), è anche una star di Twitter, dove si è guadagnato un posto di tutto rispetto tra gli opinionisti gaffeur più imbarazzanti dopo Calenda.
Diuturnamente impegnato nella produzione di aforismi, motteggi e consigli tra Chateaubriand e Frate Indovino, Cottarelli si è guadagnato negli anni la fama di competente: austero, economo, eurista, un Draghi meno pregiato, il generico di Draghi, laddove Draghi è il farmaco risolutore, il demiurgo massimo, il risanatore europeo (chiedere alla Grecia). Prezzemolino dei poteri forti, mai veramente decollato, è però da tutti concupito: Direttore dell’Osservatorio per la revisione della spesa pubblica sotto Letta e Renzi, nel 2014 lo stesso Renzi lo ha nominato Direttore esecutivo del Fondo Monetario Internazionale, Berlusconi lo voleva candidare, Mattarella nel 2018 lo ha fatto per qualche ora presidente del Consiglio di un “governo neutrale” (lo spread si impennò al solo annuncio), Azione di Calenda e +Europa lo hanno fatto presidente di un certo Comitato scientifico liberale “Programma per l’Italia”.
È una specie di Bertolaso dei conti. Da Oracolo del Def, è stato ospite fisso da Fabio Fazio durante i pericolosi anni populisti e spendaccioni dei governi Conte; lì, da Direttore dell’Osservatorio sui conti pubblici, vaticinava catastrofi per il deficit al 2,4% (poi portato al 2,04); i governi del Pd hanno fatto il 3% nel 2014, il 2,6 nel 2015, il 2,5 nel 2016, il 2,4 nel 2017, ma l’oracolo tacque.
Come detto, è sui social che dà il meglio di sé: qui vanno scovate le ragioni per le quali Letta lo ha candidato al Senato. Qui Cottarelli porta avanti la sua battaglia per alzare la pensione a 71 anni per gli uomini e a 69 per le donne, come in Giappone: “Ricordiamocelo quando discuteremo l’uscita da Quota 100. Pensiamo ai nostri giovani”.
Ammesso che ciò abbia un senso (ai giovani converrebbe piuttosto che gli anziani andassero in pensione, liberando posti di lavoro), stupisce che a fare questa proposta sia uno che percepisce la pensione (del Fmi) da quando aveva 59 anni. Non si batte perché possiamo tutti andarci alla sua stessa età, figuriamoci, e nemmeno all’età media in Europa (64 anni, da noi è 66); va a prendere il Giappone, imparagonabile a noi per demografia e sistema sociale, dove la disoccupazione è al 2,7%, il salario minimo medio 1108 euro e lo stipendio medio netto 2429 euro al mese.
L’altro giorno, per significarci quanto sia progressista, il Paulo Coelho dell’economia si è vantato di non essere razzista, al punto da non fare differenze tra una ragazza nera e una bianca che gli camminavano davanti. Volevate più sinistra nel Pd?
Famose le sue battaglie liberali per svecchiare il Paese e semplificare la burocrazia, dall’autocertificazione di sana e robusta costituzione per andare in palestra, alla fine del vizio improduttivo dello smartworking per i lavoratori pubblici.
Nel luglio 2020 si è convinto di aver sbloccato una questione di misure anti-Covid con la sola forza dei tweet: “Leggo sul Corriere che da domani sarà di nuovo possibile portare il trolley in aereo. Non so se hanno ascoltato noi o altri, ma ce l’abbiamo fatta! Grazie agli 8100 che hanno messo likes al mio tweet e a tutti quelli che lo hanno ritwittato! Semplificare si può!!!”. In attesa di diventare capo del governo, cambia il Paese a colpi di “likes”. A ottobre 2021 aveva un’idea strabiliante per combattere la denatalità: “Servirebbe un meccanismo premiante: chi fa figli vada in pensione prima”. Giusto: chi non può avere figli va punito e messo al torchio fino alla morte.
Ma si capisce. Cottarelli, quando twitta, non si rivolge agli eletti dal Signore con cui condivide tavoli di board e fondazioni, gente riposata, confortata dall’aria condizionata; ma alla plebe, che travagliando pende dalle sue labbra. Convinto di essere empatico, sa che il popolino ha da scontare di pesare sulla collettività coi salari, il welfare, la Sanità pubblica, la previdenza sociale, etc. Pure se fisicamente invecchia prima, logorandosi in fabbrica o consegnando pizze (che non se presiedesse board in cui si decide dove dirottare fiumi di denari pubblici per evitare che arrivino ai poveracci), scoppia di vita e desidera restituire alla collettività ciò che le ha tolto esistendo.
Cottarelli è un’Agenda Draghi vivente. È fedele a una sola fede: possono cambiare i governi, ma non le politiche economiche dei governi, che devono essere sempre quelle gradite ai mercati, cioè a Cottarelli e al suo giro. Adesso la plebe può eleggerlo, così lui potrà realizzare tutti i suoi sogni di Twitter. È vero che Cottarelli è il mago dei conti: ci aiuta a calcolare come s’è ridotto il Pd.

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