mercoledì 30 marzo 2022

L'Amaca

 

Trent’anni di cecità
di Michele Serra
Il Medioevo lo si immagina esattamente così, come in questo pazzesco inizio di 2022: avvelenamenti, epidemie, despoti bellicosi, congiure di palazzo evocate (dal capo mondiale della democrazia!) come sola salvezza, eserciti in marcia, preti esaltati che levano la croce e benedicono la guerra nel nome di Dio. La tecnologia muta, in molto peggio, l’entità delle distruzioni.
E i media esaltano fino al parossismo lo spettacolo della morte. Ma è la struttura del potere a ricacciarci indietro di qualche secolo se è vero che basta un solo uomo, con pochi accoliti, a scatenare l’inferno.
Ci eravamo illusi? Ora il problema è proprio questo sentimento di impotenza, come se la realtà fosse questa, e il lungo periodo di pace che l’ha preceduta fosse stato solo un’illusione.
Come se non fosse un incubo, quello che stiamo vivendo, ma il risveglio da un lungo sogno, e da un lungo sonno. “Accecamento”, lo chiama Bernard Guetta su Repubblica di ieri.
Un accecamento durato trent’anni, dalla caduta del Muro a oggi.
Magari bastava guardare appena più in là del nostro naso per capire che, sotto la crosta esile della civilizzazione, il mondo era feroce e primitivo come è sempre stato.
Dall’impiccagione di Saddam all’esecuzione sommaria di Gheddafi, dall’assedio di Sarajevo alla distruzione di Aleppo e Grozny, e le persecuzioni delle minoranze etniche e religiose in Asia, il lungo martirio dell’Algeria, la segregazione delle donne afghane… Elenco approssimato per difetto di quanto poco pacifico, e poco conciliante, sia stato il mondo negli ultimi trent’anni. Se davvero ci fosse stata la globalizzazione, non avremmo potuto illuderci che il mondo fosse il nostro tranquillo cortile.

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