La Firenze tradita e umiliata dal tappeto rosso per Minniti
DI TOMASO MONTANARI
Il 27 febbraio papa Francesco tornerà a Firenze, accolto da un convegno della Conferenza episcopale italiana intitolato al “Mediterraneo frontiera di pace”, pensato in esplicita continuità con i Convegni del Mediterraneo che Giorgio La Pira – sindaco santo e padre costituente – organizzò a Firenze dalla seconda metà degli anni Cinquanta. Quei convegni, irrisi dai protagonisti della Realpolitik, erano un segno profetico: la fede nel Dio di Abramo diventava protagonista nella tessitura di una pace che univa ebrei, cristiani, musulmani in un dialogo fondato sulla dignità della persona umana, segno potente contro la volontà di potenza e la corsa agli armamenti.
E oggi? Oggi c’è Marco Minniti, che chiuderà la sezione IV del convegno, quella intitolata alle “migrazioni tra le sponde del Mar Mediterraneo. Come le città possono contribuire nella definizione di nuove politiche migratorie e collaborare per un effettivo rispetto dei diritti umani fondamentali”. Sembra un’invenzione di Crozza (il cui meraviglioso Minniti gridava: “non possiamo lasciare il fascismo ai fascisti!”), ma è tutto vero.
Minniti oggi presiede la Fondazione MedOr, che “condivide e fa propri i valori del Socio Fondatore Leonardo”: Leonardo, l’industria che è tra i primi quindici produttori di armi al mondo. Basterebbe questo a chiedersi cosa c’entri Minniti con un profeta del disarmo come La Pira. Ma chi non ricorda le scelte e le responsabilità del Minniti ministro?
Costruttore di poderosi “muri” contro i migranti, distruttore dei loro diritti, artefice del Memorandum d’intesa con la Libia grazie al quale rinchiudiamo in mostruose carceri e condanniamo a torture indicibili chi prova a varcare quel “Mediterraneo frontiera di pace” celebrato dal convegno fiorentino. I muri costruiti da Minniti erano immateriali, ma non per questo meno efficaci: quando, nel 2017, fu varato il decreto Minniti-Orlando, a dirlo fu il presidente dell’Associazione studi giuridici sull’Immigrazione Lorenzo Trucco: «ci sono tanti modi per fare i muri: con il calcestruzzo o con le norme. Rendo tutto molto difficile, con pochi controlli giurisdizionali, tolgo un secondo grado di giudizio, eccetera. Non c’è nulla che va a rafforzare la tutela dei diritti su persone assolutamente deboli. Qui è in atto una separazione tra persone: i migranti non avranno gli stessi diritti degli altri, e tutto ciò è codificato”. Davvero una legge secondo il pensiero di Giorgio La Pira!
Minniti aprì una strada terribile: “Ha iniziato a ostacolare le attività di salvataggio condotte dalle Ong, imponendo loro la firma di un codice di condotta assai restrittivo. Oltre a indurre alcune organizzazioni a ritirare le proprie imbarcazioni, ha dato avvio a una polemica rapidamente degenerata nella criminalizzazione delle stesse iniziative umanitarie” (così il costituzionalista Francesco Pallante). Su quella strada si sarebbe presto incamminata la destra estrema: “C’è una continuità in termini di progetto politico, nel senso che i decreti Minniti-Orlando hanno aperto la strada alla recrudescenza di Salvini. Perché nel momento in cui si è iniziato a derogare alle garanzie fondamentali delle persone, in questo caso i richiedenti asilo, automaticamente, colui che è venuto dopo, cioè Salvini, non poteva che proseguire su quella strada” (così Antonello Ciervo, avvocato dell’Asgi).
Per non ritenere opportuno che proprio la Firenze città di pace si affidi a Minniti, sarebbe bastato anche un altro passaggio terribile di quel decreto del 2017 che – scrisse Roberto Saviano – “ha toni razzisti e classisti. Per descriverlo in breve: i sindaci, per ripulire i centri storici delle città, avranno il potere di allontanare chiunque venga considerato ‘indecoroso’, non occorrerà che sia indagato o che abbia commesso un reato”. Un decreto contro i poveri, in nome del decoro e della bellezza: e qua davvero La Pira si rivolta nella tomba.
A fare gli onori del padrone di casa sarà Dario Nardella. Se il suo predecessore La Pira nel 1953 requisì le case sfitte per garantire “il diritto fondamentale del cittadino all’assistenza ed alla sicurezza individuale e familiare”, Nardella nel 2018 dichiarò invece di voler agire contro le “occupazioni abusive, soprattutto se molto impattanti, che colpiscono la proprietà privata o l’interesse pubblico… Uno degli errori della sinistra è stato quello di essere troppo ambigua sui temi della legalità e della sicurezza… completiamo con la polizia municipale lo smantellamento dell’accampamento abusivo in area privata”. Il vocabolario è impressionante. Per La Pira il fine è la persona umana: e la proprietà privata è un mezzo per costruire un’utilità sociale che ne promuovesse e sviluppasse la dignità. Per il sindaco di oggi tutto è ribaltato, tutto è al contrario: la tutela della proprietà privata è il fine ultimo, la sicurezza è garantita dalla polizia, l’ordine pubblico dalla sicurezza.
Da fiorentino vorrei dire a papa Francesco: la Firenze di La Pira non è mai stata così tradita e umiliata.
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