Troppo contemporaneo
di Michele Serra
Le consulenze e le conferenze d’oro con le quali ex leader politici mettono a frutto la loro fama e le loro competenze, se fatturate come si deve, non hanno nulla di illegale. In genere, però, sono successive alle cariche politiche e istituzionali. Una specie di super-pensione privata che, per ovvie ragioni di buon gusto, non si sovrappone a uno stato di servizio ancora in essere.
Dunque i casi sono due: o Matteo Renzi si considera un politico dismesso, libero di mettere il suo nome in cartellone sulla scena di Riad e di Mosca, oppure, se ritiene di essere un politico italiano ancora in carica, il buon gusto non è la sua dote più evidente.
Come troppo spesso accade nel nostro Paese la si butta in inchiesta giudiziaria, con conseguente volar di scartoffie e insulti tra tifoserie contrapposte. Ma il cattivo gusto non è reato, e dunque non vale perdere tempo con i codici, a meno non lo si debba fare per ufficio, perché di lavoro si fa il piemme. Per i non piemme esiste comunque un’etica pubblica che, in una società appena appena equilibrata, dovrebbe bastare ampiamente per dividere i comportamenti accettabili da quelli inaccettabili (con qualche sfumatura intermedia). Farsi pagare da sauditi e russi essendo ancora protagonista attivo della vita politica italiana non è elegante, per dirla con un eufemismo. Ma questa, naturalmente, è solo un’opinione. Poggia su una sensibilità forse vecchia (precedente la straordinaria disinvoltura di molti quarantenni d’assalto, in politica come nelle aziende) o forse troppo in anticipo sui tempi. Renzi è sicuramente più contemporaneo di me, ma in casi come questi non è detto che sia un pregio.
Nessun commento:
Posta un commento