Un luogo ideale per trasmettere i miei pensieri a chi abbia voglia e pazienza di leggerli. Senza altro scopo che il portare alla luce i sentimenti che mi differenziano dai bovini, anche se alcune volte scrivo come loro, grammaticalmente parlando! Grazie!
lunedì 28 febbraio 2022
Gran bel pezzo
domenica 27 febbraio 2022
Servi ignobili
Uno dei più ignobili vassalli del Bastardo Russo, ras tra i bastardi incarogniti che pullulano la sfera, fervente e convinto che solo i soldi e le marchette possano portare felicità, ed in questa epoca stracciona e pregna di bambolotti danzanti sulle macerie di tutto ciò che ci distingueva dal resto del regno animale, un codardo di simili proporzioni ha avuto vita facile; ebbene questo folletto ha appena lasciato la sua blasonata squadra in mano ad una fondazione benefica, presagendo l'aria nuova delle restrizioni, al solito figlia di quella messinscena tipica degli omuncoli dediti al brigantaggio più squallido e riverente verso i potenti come il Bastardo Sovietico, ansimante e godereccio degli introiti senza fine che serventi come Abramovich gli recapitano proni e slinguazzanti, obnubilandogli la verità oramai messa in soffitta da questo capitalismo tecno-rapto, che cioè l'eccedenza non fermerà il treno verso la fine dell'esistenza, e per il Bastardo speriamo sia il più breve possibile, che diventi presto sterco per la terra, possibilmente anche domani.
Mentre un popolo fiero e vitale è assediato dalla schizofrenia di un parassita dell'umanità, incensato tempi addietro su queste lande da Pregiudicati e Cazzari, Bibitari ed Avvocati del Popolo, dai Dibba girovaganti e dai fascisti camuffati, guidati da quella caciottara attualmente negli States a riverire il Sommo Idiota Biondastro pronto a ritornare in corsa per la mazzata finale al pianeta, occorre che tutti gli uomini di buona volontà introspettivamente si domandino se debba o no terminare quel servilismo parassita rivolto ai cosiddetti potenti universali, come quello in foto, cioè per dirla come Gaber
"E visti alla distanza non siete poi tanto diversi dai piccoli borghesi che offrono champagne e fanno i generosi, che sanno divertirsi e fanno la fortuna e la vergogna dei litorali più sperduti e delle grandi spiagge della Sardegna" (Quando moda è moda); se non sia arrivato il momento di riprendersi la scena, di punire le ingiustizie, di non far finta che quelli accatastati nelle spelonche disseminate sulla terra, che chiamiamo banche - vedasi non ultimo il Credit Suisse - non siano soldi sporchi, frutto di angherie e misfatti alle spalle della quasi globalità dell'umanità.
Se non sia arrivato il momento di far comprendere all'élite che ci dirige, che le regole tendenti ad affossare la sperequazione, attuale regina incontrastata della storia, dovranno rigidamente essere rispettate, da chiunque; che il tempo del lasciar fare, del soprassedere è finito; che l'inutile circo, che molti chiamano ancora Onu, dovrà essere completamente rifondato, sbaragliando stantie norme al servizio di quel burocratismo internazionale, rotore di questo vergognoso ed inqualificabile sistema prevaricatore i diritti dell'essere umano.
Quanti Putin dormienti abbiamo attorno a noi, supportati dalle risorse di miriadi di gnomi all'Abramovich, pronti ad innescare processi degenerativi, minanti ideali sociali al servizio del bene comune?
"Direi che non è più tempo di fare mischiamenti,
Che è il momento di prender le distanze
Che non voglio inventarmi più amori
Che non voglio più avervi come amici, come interlocutori.
Sono diverso e certamente solo
Sono diverso perché non sopporto il buon senso comune
Ma neanche la retorica del pazzo
Non ho nessuna voglio di assurde compressioni
Ma nemmeno di liberarmi a cazzo
Non voglio velletarie mescolanze con nessuno
Nemmeno più con voi
Ma non sopporto neanche la legge dilagante del "fatti i cazzi tuoi". (G.Gaber)
L'Amaca constata
sabato 26 febbraio 2022
Mentre a due passi...
Putin, te lo dico all'alba, in piena sincerità: vaffanculo!
venerdì 25 febbraio 2022
Interessante
Se le nostre vite fossero virtuali
di Farhad Manjoo (giornalista del New York Times)
Immaginate i vostri bisnonni che, da adolescenti mettevano le mani su una novità rivoluzionaria: il primo gioco che permetteva d’immergersi completamente nella realtà virtuale. Non degli sciocchi occhialoni, più un dispositivo stile Matrix, un’elegante bandana imbottita di elettrodi in grado di collegarsi direttamente con il sistema percettivo del cervello di chi la indossava, sostituendo qualunque cosa vedesse, sentisse, toccasse, annusasse o addirittura gustasse con nuove sensazioni generate da una macchina.
Il marchingegno ha avuto un enorme successo, le bandane magiche ben presto sono diventate parte imprescindibile della vita quotidiana, di fatto i vostri bisnonni si sono conosciuti in Bandanalandia, e i loro figli, i vostri nonni, sono entrati in contatto con il mondo esterno solo raramente. Le generazioni successive – i vostri genitori, voi – non ci sono entrate mai. Tutto quello che avete conosciuto, l’intero universo che chiamate realtà, vi è stato fornito da una macchina.
È il genere di scenario bizzarro a cui continuo a pensare quando rifletto sull’ipotesi della simulazione, cioè l’idea, molto discussa negli ultimi tempi tra esperti di tecnologia e filosofi, che il mondo intorno a noi possa essere una finzione digitale, qualcosa di simile al mondo simulato di un videogioco.
L’idea non è nuova. Esplorare la natura profonda della realtà è un’ossessione dei filosofi dai tempi di Socrate e Platone. Dopo Matrix queste idee sono diventate anche un caposaldo della cultura pop. Ma fino a qualche tempo fa l'ipotesi della simulazione riguardava gli studiosi. Perché dovremmo prendere in considerazione la possibilità che la tecnologia riesca a creare simulazioni indistinguibili dalla realtà? E anche se una cosa del genere fosse possibile, che differenza farebbe per noi, paralizzati nel presente, dove la realtà sembra fin troppo tragicamente reale? Per queste ragioni mi sono tenuto alla larga dai molti dibattiti sull’ipotesi della simulazione che ani- mano le comunità di esperti di tecnologia dai primi anni duemila, quando Nick Bostrom, un filosofo di Oxford, ventilò l’idea in un saggio. Ora un nuovo, straordinario libro del filosofo David Chalmers – Reality+. Virtual worlds and the problems of philosophy mi ha trasformato in un simulazionista accanito.
Dopo aver letto il libro e parlato con il suo autore, ho cominciato a credere che il prossimo mondo di realtà virtuale un giorno potrebbe essere considerato reale come la realtà reale. Se succederà, la nostra attuale realtà sarà immediatamente messa in dubbio: dopo tutto, se siamo riusciti a inventare mondi virtuali significativi, non è plausibile che possa averlo fatto anche qualche altra civiltà chissà dove nell’universo? Ma se questo è possibile, come possiamo sapere di non essere già nella sua simulazione?
La conclusione sembra inevitabile. Forse non siamo in grado di dimostrare che ci troviamo in una simulazione, ma come minimo è una possibilità che non possiamo escludere. E forse c’è dell’altro: Chalmers sostiene che se ci troviamo in una simulazione non ci sarebbe motivo di pensare che questa sia l’unica. Proprio come molti computer oggi utilizzano lo stesso software, molte macchine diverse potrebbero usare lo stesso modello di simulazione. Se così fosse, i mondi simulati sarebbero di gran lunga più numerosi di quelli non simulati, il che significa– a livello puramente statistico – che non solo sarebbe possibile, ma addirittura probabile che il nostro mondo sia una delle tante simulazioni. Chalmers scrive che “le probabilità di essere delle simulazioni sono almeno il 25 per cento o giù di lì”.
Chalmers insegna filosofia alla New York University e ha passato gran parte della sua carriera a riflettere sul mistero della coscienza. È noto per aver coniato la frase “il difficile problema della coscienza” che, grosso modo, è una definizione della difficoltà di spiegare perché una certa esperienza è percepita in quel modo dall’individuo che ne sta facendo esperienza (non vi preoccupate se vi gira la testa: non è un caso se si chiama “difficile problema”).
Chalmers dice di aver cominciato a riflettere sulla natura della realtà simulata dopo aver usato dei nuovi visori di realtà virtuale ed essersi reso conto che la tecnologia è già abbastanza sviluppata per creare situazioni che sembrano reali.
La realtà virtuale oggi sta avanzando così rapidamente che sembra ragionevole ipotizzare che il mondo al suo interno un giorno possa essere indistinguibile da quello esterno. Secondo Chalmers potrebbe succedere entro un secolo. Personalmente non sarei sorpreso se ci arrivassimo nel giro di qualche decennio.
In qualunque momento accadrà, lo sviluppo di una realtà virtuale realistica sarà un terremoto, per ragioni al tempo stesso pratiche e profonde. Quelle pratiche sono evidenti: se le persone potessero spostarsi facilmente tra il mondo fisico e mondi virtuali che sono percepiti esattamente come la realtà fisica, quale dovremmo considerare reale?
Potreste sostenere che la risposta è chiaramente il mondo fisico. Ma perché? Oggi quello che succede su internet non rimane su internet. Il mondo digitale è così profondamente radicato nella nostra vita che i suoi effetti rimbalzano nella società. Dopo che tanti di noi hanno passato buona parte della pandemia a lavorare e socializzare online, sarebbe sciocco affermare che la vita su internet non è reale.
Lo stesso varrebbe per la realtà virtuale. Il libro di Chalmers – che viaggia piacevolmente attraverso l’antica filosofia cinese e indiana passando per Cartesio fino a raggiungere i teorici moderni come Bostrom e le sorelle Wachowski, creatrici di Matrix – è un’opera di filosofia, quindi naturalmente si addentra in un’esplorazione sfaccettata delle differenze tra realtà fisica e virtuale.
Il risultato è questo: “La realtà virtuale non è la stessa cosa della comune realtà fisica”, ma poiché i suoi effetti sul mondo non sono sostanzialmente diversi da quelli della realtà fisica “è una realtà autentica”. Perciò non dovremmo considerare i mondi virtuali come fughe immaginarie: quello che succede nella realtà virtuale “succede davvero”, dice Chalmers, e quando sarà abbastanza reale, potremo viverci una vita “pienamente significativa” .
A me sembra evidente. Esistono già parecchie prove del fatto che le persone possono costruire realtà sofisticate partendo da esperienze che vivono su internet attraverso uno schermo. Perché non dovrebbe essere così in un’internet immersiva?
Questo ci porta a cosa c’è di profondo e inquietante nell’avvento della realtà virtuale. La commistione tra realtà fisica e digitale ha già sprofondato la società in una crisi epistemologica, una situazione in cui persone diverse credono a versioni diverse della realtà basate sulle comunità digitali in cui si ritrovano. Come affronteremmo questa situazione in un mondo digitale molto più realistico? È possibile che il mondo fisico continui a funzionare in una società in cui tutti hanno uno o più alter ego virtuali?
Non lo so. Non ho molte speranze che possa funzionare senza problemi. Ma le possibilità che ci spaventano sottolineano l’importanza di riflessioni apparentemente astratte sulla natura della realtà nell’epoca della realtà virtuale.
Dovremmo cominciare a riflettere seriamente sui possibili effetti dei mondi virtuali adesso, prima che diventino troppo reali per farci sentire a nostro agio.
Già!
Niente da aggiungere
Idiota!
Nel frattempo, mentre il mondo è sotto choc, gli indefessi idioti continuano a svolgere il ruolo di idioti, come questo in foto che fino a poco tempo fa osannava Putin come un meraviglioso statista. Che sia tornato Morisi a consigliargli queste buffonate?
giovedì 24 febbraio 2022
Distogliersi dal baratro
Venti di guerra, latrati dei soliti imbecilli intenti a far guerra per la loro ignoranza e per ingigantire i forzieri degli armaioli, autentici signori di questo pianeta in mano a dei pazzi!
E allora urge distogliersi, calmarsi.
Lo faccio attraverso una narrazione schietta di quello che sto sperimentando in questi giorni.
Si, lo ammetto: non avevo mai usato il forno a microonde sino a pochi giorni fa. Vi sembrerà strano ma è la pura verità. Il posizionarvi il contenitore dentro ed estrarlo dopo un minuto riscaldato, provoca in me la stessa sensazione dei primi che, ammaliati, videro la lampadina accendersi, illuminando quello che fino al giorno prima era strettamente delegato alla candela.
Ma c'è di più: da tempo immemore vivo la giornata in stile "Ricomincio da capo" il film dove Bill Murray ripete all'infinito il giorno della marmotta, il 2 febbraio. Soprattutto al mattino con la lettura dei giornali, le abluzioni, l'uscita frettolosa dal portone, la strada per arrivare al bar, con il saluto ai soliti ignoti, l'operatrice ecologica che tutte le mattine mi guarda avvolta dal suo cappello di lana, il signore che perennemente in pantaloncini corti cammina per combattere i trigliceridi, il signore anziano che canticchia a mezza voce dirigendosi dal tabacchino per i soliti due pacchetti di sigarette fini, e che poi ritrovo al bar e risaluto con il canonico "di nuovo", e lo stesso bar dove dopo il buongiorno si scivola via con il rito del caffè e della striscia di focaccia come se non fosse un domani diverso, e poi a chiudere la paglia e la partenza per il lavoro.
Ma ieri è arrivata lei, la friggitrice ad aria e tutto d'incanto è mutato per imprimere quel frizzantino di libertà, probabilmente fittizio, motore per agguantare, scorgendola, la novità nel giorno apparentemente uguale ai precedenti dodicimila.
E la scaletta modificata, il copione stravolto m'inondano di quella pace e rilassatezza basilare per non soccombere alla quotidianità.
Vado con ordine, come se leggessi una sceneggiatura:
Sveglia al solito verso le cinque perché, come dice Francesco, solo i ribaldi oziano troppo a letto. (non chiedetemi chi è Francesco, perché mi rattristerei troppo!)
Decaffeinato e lettura dei giornali, normalmente almeno cinque. Per farsi un'idea dei fatti e non cadere nell'allocchismo.
Verso le sei, quale gesto di overture, mezzo bicchiere di acqua tiepida con mezzo limone spremuto (fatelo anche voi. Una famosa oncologa lo consiglia come protezione dell'apparato digerente verso i mali che immaginate) e tre noci (le noci fanno bene, le mangia pure Chicco Mentana tutte le mattine. Le mangiasse il Kazzaro ad esempio, eviterei di emularlo.)
Alle sei e dieci, estrazione della focaccina surgelata con inserimento nella friggitrice per 6 minuti a 170 °C. Una volta cotta perfettamente me la sbocconcello alla grande davanti al pc continuando nella rassegna stampa (da quel momento avverto le prime note echeggiare nel mio inconscio dell'Inno alla Gioia del grande Ludovico (non mi chiedete chi è Ludovico perché sarebbe come sopra con Francesco))
Inserimento cuffie per buona musica, che ritengo oramai inutile quale sia, e verso le 6:20 estrazione dal freezer di una brioche surgelata, che la friggitrice ad aria preparerà croccantemente in 15 minuti alla temperatura di 180 °C.
Verso le 6:35 risolini alla Ragioniere depressurizzanti la gioia eruttante dall'Io in preda a un godimento estremo. Spremuta con due arance e la metà del limone rimasta.
Esplosione di giubilo con briochina e spremuta attori principali. Al termine caffè (uso il Borbone sia deka che normale in cialde compostabili) e, lo so che sbaglio ma al momento non posso farci nulla, Paglia Regale fumata in rigorosa Seduta in defecatio mode. Successivamente abluzioni ed uscita di casa imitando evoluzioni in ascensore tipiche della compianta Fracci alla Scala.
E soprattutto da oggi combatterò l'apatia che m'affloscia a ripetere le stesse cose ogni dì. Cercherò di introdurre novità, magari mangiando anche la fritturina alle 6 del mattino, per inviare un va a dar via le ciap alla routine sonnecchiosa, anticamera della depression!
Nell'idiozia
Anche oggi, come ieri, e, chissà, nel futuro, se ci saremo ancora, dimostriamo a noi stessi la pervicace e latente idiozia. Affidiamo cioè alle armi tutti quegli egoismi che ci fanno ripiombare nella condizione primitiva, come se il bello della maestosità del Creato, dell'arte, della cultura, dello scambio interpersonale di emozioni, di scrigni unici di noi stessi, non fossero serviti ad una mazza.
Siamo così stupendamente imbecilli da permettere a pochi di arricchirsi producendo mezzi in grado di auto-distruggerci, delegando loro addirittura il previlegio di decidere per noi il futuro di tutti, istruendoci e muovendoci come se fossimo delle marionette, mentalmente e umanamente peggiori del signore in foto, un illuminato al nostro confronto.
Sublime Marco
mercoledì 23 febbraio 2022
Articolo illuminante
Matteo come Silvio: nel 2011 stesso voto su Ruby e Mubarak
IL CASO B. - Il conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato era già stato sollevato da Silvio, nell’aprile 2011. L’allora presidente del Consiglio era sotto inchiesta, accusato di prostituzione minorile e (soprattutto) di concussione, per aver fatto pressioni, nella notte, sui dirigenti della Questura di Milano affinché liberassero “la nipote di Mubarak” fermata per furto
DI GIANNI BARBACETTO
Matteo Renzi non ha inventato niente: il conflitto d’attribuzione tra poteri dello Stato (che ha voluto oggi per far sparire dall’inchiesta Open alcuni suoi messaggi whatsapp che in verità erano stati trovati nel telefonino dell’imprenditore Vincenzo Manes) era già stato sollevato, nell’aprile 2011, da Silvio Berlusconi. L’allora presidente del Consiglio era sotto inchiesta per il caso Ruby, accusato di prostituzione minorile e (soprattutto) di concussione, per aver fatto pressioni, nella notte, sui dirigenti della Questura di Milano affinché liberassero “la nipote di Mubarak” fermata per furto. Mentre “bunga-bunga” diventa l’espressione italiana più citata nel mondo, Berlusconi e i suoi avvocati cercano il modo per bloccare il processo. Se ne incaricano i tre capigruppo della maggioranza, Fabrizio Cicchitto (Forza Italia), Marco Reguzzoni (Lega) e Luciano Sardelli (Gruppo misto) che mandano una letterina all’allora presidente della Camera, Gianfranco Fini. Gli chiedono di sollevare conflitto di attribuzioni fra i poteri dello Stato “a tutela delle prerogative della Camera”, contro l’invasione di campo della magistratura. I tre capigruppo sostengono che il loro capo non può essere processato da un tribunale normale, ma solo dal Tribunale dei ministri, perché il più grave reato contestato (la concussione) è stato (eventualmente) commesso da Berlusconi come presidente del Consiglio: ha chiamato i funzionari della Questura per evitare una grave crisi internazionale, poiché era convinto che Ruby fosse “la nipote di Mubarak”. “All’Organismo parlamentare non può essere sottratta una propria autonoma valutazione sulla natura ministeriale o non ministeriale dei reati oggetto di indagine giudiziaria”, scrivono i tre. E la Camera aveva già deciso che il reato era ministeriale: con la famosa votazione in cui, galvanizzata dalle ardite parole dell’avvocato-parlamentare Maurizio Paniz, l’aula aveva mostrato di credere che Karima El Mahrough in arte Ruby Rubacuori (marocchina) fosse davvero la nipote di Mubarak (egiziano). I magistrati di Milano erano andati avanti a sostenere che il reato eventualmente commesso non era affatto ministeriale, ecco allora intervenire i tre capigruppo, a chiedere l’intervento della Corte costituzionale.
“Si sono esposti al ridicolo di fronte al mondo”, dichiarò allora il dem Dario Franceschini, “sostenendo che si tratti di un reato ministeriale perché il presidente del Consiglio avrebbe detto che credeva che Ruby fosse la nipote di Mubarak”. La Corte costituzionale il 6 luglio 2011 dichiarò ammissibile il conflitto sollevato dalla Camera. Ma il 14 febbraio 2012 arrivò, con un comunicato di due righette, la decisione dei giudici: “In relazione al conflitto sollevato dalla Camera dei deputati nei confronti della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Milano e del Giudice per le indagini preliminari presso lo stesso Tribunale, la Corte ha respinto il ricorso”.
Un conflitto d’attribuzione davanti alla Consulta fu sollevato anche dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, per impedire che la Procura di Palermo utilizzasse nel processo sulla trattativa Stato-mafia le intercettazioni a Nicola Mancino in cui era stata registrata anche la sua voce. La Corte nel 2013 gli diede ragione e quelle telefonate furono distrutte. Nel 2014 diede ragione alla presidenza del Consiglio contro i magistrati che avevano indagato e processato gli agenti segreti accusati del sequestro a Milano dell’imam egiziano Abu Omar. I condannati, tra cui Niccolò Pollari e il suo braccio destro Marco Mancini, furono dichiarati improcessabili per segreto di Stato.
Robecchi
martedì 22 febbraio 2022
Raggelante
E' tipico di quest'epoca rallegrarsi per una distorsione del bello come questa notizia infonde in chi, come me, fermamente crede nel rispetto dei luoghi. Chiaramente siamo in tanti su questo meraviglioso pianeta, e aborro l'idea del turismo d'élite; ma rallegrarsi per aver portato due milioni di persone a gustare il nulla in luoghi che naturalmente e storicamente richiedono come unica garanzia per infondere beltà, il silenzio e la pace, è quanto di più sciocco si possa organizzare in nome del lucro.
Cosa avranno portato a casa quei due milioni di esseri umani dalle Cinque Terre? La focaccia a tre euro? I tripli turni al ristorante? Il mito del cesso libero? La differenziazione del prezzo della lattina di birra tra indigeno e turista? Lo scontrino inviato per cerbottana? La notte trascorsa in cantina e pagata come una suite (ciao fattura)?
Come non comprendere che ammassare turisti che a malapena intravedono il mare, avvierà un'autodistruzione di luoghi e immagini?
La soavità dell'arte sia essa naturale che umana è inversamente proporzionale al bieco arricchimento di pochi e all'intruppamento di molti, appagante l'oramai pensiero comune che l'aumento delle presenze sia conferma di successo. Tutt'altro. Mandrie di ciacolanti invasati non possono che nuocere alla bellezza, di luoghi e arte. Pervicacemente dobbiamo sottostare alla legge comune del tutto e subito, della catena di montaggio, del "presto andate via che arrivano altri!"; con buona pace del rispetto e dell'unicità di luoghi nati per infondere pace e quiete nell'intimo, anticamera per poter assaporare e degustare una ricchezza che se ne infischia dei grandi numeri: la bellezza.
Andrea e la Calenda
Marco e la Calenda
Grande Michele!
Non per essere apocalittico, ma non sarà l’intelligenza artificiale, a dominare il mondo. Basta e avanza la scemenza naturale.
lunedì 21 febbraio 2022
Domandina
Ancora tu!
Montanari!