martedì 29 settembre 2020

Depressurizzazione

 

A leggere questo articolo mi viene da pensare che l’unica soluzione sia 2/3 Negroni pro die!

Il virus è mutato ancora troppo poco
di Maria Rita Gismondo
Nonostante circa 100.000 pubblicazioni scientifiche in tutto il mondo, SarSCoV2 è ancora un virus in gran parte sconosciuto. La fotografia dell’anima dei viventi è il genoma, costituito da una o più catene di una sequenza di solo 20 aminoacidi, contrassegnati dalle lettere A, T, C e G . Tutto lì. Dalla loro disposizione dipende tutto, dagli occhi azzurri all’attacco di un virus. La prima sequenza genomica di SarsCo2 è stata soprannominata “Wuhan-1”, una stringa di 30.000 lettere (del codice genetico) punto di partenza del lungo iter, a oggi non ultimato, della conoscenza genetica del virus. Attualmente sono stati depositati circa 100.000 sequenze. Un numero notevole ma ancora non sufficiente per chiarire le diverse ipotesi della sua provenienza e per conoscere il momento dell’eventuale “salto” da animale (?) all’uomo.Si continua a genotipizzare e confrontare. Questi studi servono anche per avere un’ipotesi di come possa evolvere la pandemia. Sappiamo che i virus, soprattutto quelli a Rna, mutano facilmente e alcune mutazioni possono avere un importante impatto sull’infettività, sull’aggressività della patologia. Ad oggi questo virus ha mostrato circa 13.000 mutazioni. Sembrerebbe un dato considerevole, non è così. In realtà, due virus nel mondo differiscono solo per pochissime “lettere” (aminoacidi). Ciò vuol dire che, nel bene o nel male, SarsCoV2 muta molto lentamente, da due a sei volte meno che, ad esempio, i virus influenzali. Non è una buona notizia, i virus del passato grazie alle mutazioni, hanno subito una selezione naturale essenziale per la loro scomparsa.Oggi, dopo circa dieci mesi dalla sua comparsa “visibile” nella scena degli umani, sono state intercettate solo due mutazioni “favorevoli”, una che rende il virus meno “legante” le cellule e un’altra che sembra interferire con la sua velocità di moltiplicazione. Troppo poco per pensare che possa essere eliminato dalla selezione naturale, sufficiente per alimentare timori che possa invece rimanere fra noi per molto tempo o, forse, per sempre. Questo pone importanti interrogativi sulla possibile “convivenza”.Attualmente, scaramanticamente, allontaniamo quest’ipotesi, ma presto, se nulla sarà cambiato, dovremo prenderla in considerazione, soprattutto se teniamo di conto che i vaccini in sperimentazione, ci stanno promettendo un’efficacia pari al 60% (semmai dovessero arrivare).

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