sabato 12/01/2019
Scienza e fantascienza
di Marco Travaglio
Per dire come siamo ridotti, basta confrontare le reazioni a una notizia e a una non-notizia dell’altroieri. La notizia è il comitato scientifico del ministero delle Infrastrutture che, al termine di una accurata analisi costi-benefici, boccia il Tav Torino-Lione. La non-notizia è l’adesione di Beppe Grillo al “Patto trasversale per la scienza” promosso da docenti e ricercatori universitari, tra cui il suo amico immunologo Guido Silvestri e l’esuberante virologo Roberto Burioni, amico di Renzi (altro firmatario). Il manifesto dice cose talmente ovvie e generiche che solo un malato di mente potrebbe contraddirlo: la Scienza va difesa come “valore universale di progresso dell’umanità, priva di ogni colore politico”, combattendo le “forme di pseudoscienza e/o di pseudomedicina che mettono a repentaglio la salute pubblica come il negazionismo dell’Aids, l’anti-vaccinismo, le terapie non basate sulle prove scientifiche, ecc”, attivando “programmi capillari d’informazione sulla Scienza per la popolazione, a partire dalla scuola dell’obbligo” e assicurando “alla Scienza adeguati finanziamenti pubblici, a partire da un immediato raddoppio dei fondi per la ricerca biomedica di base”.
Se c’è qualcuno che ha sempre divulgato la scienza, le nuove tecnologie, la ricerca più avanzata, portando fior di luminari sui palchi dei suoi show o consultandoli per scriverne i testi, è proprio Grillo. Il primo a parlare al grande pubblico di auto elettriche e all’idrogeno, pannelli solari, energie alternative, tecniche avanzate di smaltimento rifiuti e riciclo, sempre dalla parte dell’ambiente e della salute, dunque contro le lobby farmaceutiche che inquinano l’imparzialità della Scienza. E quando attaccava Veronesi e Montalcini non negava i loro meriti scientifici, ma polemizzava sul sì del primo agl’inceneritori (cancerogeni, per molti scienziati, a causa delle emissioni di nanoparticelle) e sui legami della seconda con le multinazionali (e lì sbagliava di grosso, come quando estremizzò la polemica sull’allarme Aids fino a definirlo una “bufala”). Se l’adesione di Grillo fa scandalo è perché tre anni fa Renzi, ormai disperato, decise di iscrivere la Scienza al Pd e di dipingere chi dissentiva come un rettiliano e un terrapiattista (a proposito: è la firma di Renzi su un appello a non fare come lui, cioè a non dare “colore politico” alla Scienza, che dovrebbe far notizia). E la grande stampa dietro. L’abnorme decreto Lorenzin impose prima 12 e poi 10 vaccini (a proposito: sono più scientifici i 12 o i 10?), diversamente da quanto avviene nella gran parte d’Europa.
Pena la radiazione dei bambini da ogni asilo e scuola della Nazione. E chi dissentiva era un “No Vax” oscurantista e untore (persino del tetano, notoriamente non contagioso). Fior di medici e prof della materia venivano espulsi dall’Ordine perché si opponevano non ai vaccini, ma alla obbligatorietà di quei 10. E c’era la scomunica per chi osava sottolineare le possibili reazioni avverse, anche mortali, a certi vaccini, sempre taciute da un’“informazione scientifica” asservita alle multinazionali (quando il programma Report ci provò, col contributo del grande Silvio Garattini, fu linciato dal Pd e dalla sottostante Repubblica). Come se raccomandare cautela sulle vaccinazioni a grappolo, informare correttamente sui pro e i contro e puntare sulla persuasione e sull’educazione anziché sulla costrizione e sulla repressione fosse un atteggiamento antiscientifico. Come se il fanatismo non stesse alla Scienza come il diavolo all’acqua santa. Nacque così la leggenda metropolitana, a scopo elettorale, dei 5Stelle No Vax e portatori insani di ogni sorta di peste bubbonica, mentre non si rinviene nei loro documenti ufficiali una virgola ostile ai vaccini (semmai alla loro obbligatorietà). E ora si mena scandalo se Grillo (Beppe) contravviene non alla realtà, ma a quella leggenda: infatti firma un appello contro i No Vax, che né lui né i 5Stelle sono mai stati, e non fa alcun accenno all’obbligatorietà. Tant’è che fra i promotori del Patto, accanto all’obbligazionista borioso Burioni, c’è il prof. Silvestri, fra i massimi esperti internazionali di Hiv, favorevole ai vaccini ma contrario alla loro obbligatorietà (“Meglio convincere i genitori con campagne di sensibilizzazione, perché i No Vax irriducibili non scendono a patti neppure se c’è l’obbligo”).
Intanto il putribondo Toninelli incarica un gruppo di scienziati, guidato dal prof. Marco Ponti, ordinario di Economia al Politecnico di Milano e responsabile di un pool di ricerca internazionale sulla regolazione economica dei trasporti, di fare ciò che nessuno dei governi precedenti – tutti illuminati dai raggi della Scienza e della Competenza – aveva mai fatto: analizzare, dati alla mano, i costi e i benefici delle grandi opere pubbliche per decidere dove investire al meglio le (scarsissime) risorse dei cittadini. E ha deciso che il Tav Torino-Lione va subito fermato perché sarebbe un enorme sperpero di denaro pubblico e per fortuna non è neppure iniziato (i “cantieri” a favore di telecamere e di giornaloni riguardano i tunnel geognostici: per l’opera vera e propria non sono neppure state bandite le gare). Come del resto sanno e dicono da anni tutti gli esperti del settore, almeno quelli che non prendono soldi (incluso un idolo delle opposizioni come Cottarelli). Ma stavolta la Scienza non vale più, perché contraddice i rettiliani terrapiattisti del partitone Pd-FI-Lega e dei suoi giornaloni, che naturalmente del Tav non sanno una mazza (lo chiamano “la Tav” e scambiano un treno merci per un passeggeri). E oggi rimarciano con i Sì Tav, invocando addirittura un referendum. Contro la Scienza. Perché loro non sono Scienza, ma Fantascienza.
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