lunedì 7 maggio 2018

Se potessero parlare


Nella magica Lucca vi è un luogo, uno dei tanti, intriso dei sapori della storia, l'Osteria Bernardini, sorta nel 1586. 
Potessero parlare quei muri, rilasciare le chiacchiere nei secoli profuse al suo interno! 
Al di là dei periodi, delle ristrettezze, delle visioni personali, chissà che suoni gutturali udiremmo, che teorie, che fantascientifiche memorie, speranze, progetti, disfide, linearità, credenze, delusioni, insoddisfazioni, violenze verbali, voglie d'emersione, amori, tradimenti, vanto di sé. 
Locali storici per una prosecuzione culturale senza fine, tesa alla ribellione verso i soprusi, le caste, le disparità economiche, i sotterfugi, gli inganni, i rancori, le risa sbellicanti il fesso di turno. 
Tutto sa di storia in città pregne di storia, persino le osterie con i dolori affogati nel vino, con l'intelligenza del momento che si dipana e si perfeziona nei lustri. 
M'immaginavo, mentre assaporavo preziose portate culinarie, l'aria degli anni che furono, la ripetitività dei conflitti umani rivolti verso la fine certa biologica, la ricerca di un luogo, e l'osteria da sempre lo è stata, ove paure ancestrali s'afflosciano e s'afflosciavano davanti al nettare sovrano, la sua innata spinta alla loquacità, al confronto, al rapporto interpersonale, spiazzante fobie, decadenze, nullità.
Di certo la tecnologia, l'annaspare verso il tentativo di ergersi a "dei" non ha modificato il tracciato, lo schema di una chiacchierata in osteria. Da secoli il canovaccio è, e sarà, sempre lo stesso: guapperia narrativa, ricerca di attenzione per autocompiacersi di sé stessi, arsura di ilarità attraverso l'ingigantire di eventi, di fatti, di misfatti per una socializzazione, sicuramente misogina, che ha sfociato e permeato il divenire della società, tra l'altro la più schietta, quella dei magnaccioni.  

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