lunedì 21 maggio 2018

Impensabile


Dunque ci dovremmo essere: per la prima volta i partiti vincitori delle passate elezioni hanno iniziato a dialogare, a costruire partendo dal programma, fatto impensabile, inusuale, agli antipodi da quanto operato finora in questa disastrata nazione, dove da sempre il nome del premier e le fette di torta da assegnare a ciascun partito, a ciascun scellerato pretendente, frutto di sottobosco, inciuci, patti segreti, erano la legge granitica figlia del mercificazione estrema dei mestieranti politici che hanno fatto di un mandato popolare, un'attività lucrosa allo spasimo. 
La partenza da un programma condiviso quindi è una giusta e sacrosanta anomalia nella politica italiana, un viatico per lasciarsi alle spalle decenni di mielose commedie celanti accordi di potere travalicanti un serio, preciso e soprattutto decente progetto condiviso per una ripartenza della nazione, dopo sfracelli, ribalderie e rapto-leggi che ne hanno sfiancato la dignità.
Saremo giudici attenti sull'evolversi politica, osservatori indefessi sul rispetto dei punti contrattuali. E se il buongiorno si vede dal mattino, tutta questa frenesia polemica dei media proni al passato, ne costituisce un sintomo che fa ben sperare sulla pulizia degli inamovibili, da sempre granitici totem e simboli di quella casta che sa solo provocare macerie. 

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