Brioches di Stefano
È uno dei miei giornalisti “preferiti” Stefano Cappellini, mente effervescente di Repubblica, signore della certezza che questo sia il migliore dei governi possibile, principe indomito contro il male, i famigerati Cinque Stelle, rei di innervosire il Sire inviato dall’alto, ovvero dalle banche, luogo da sempre deputato al bene dei minori di cui Cappellini mal sopporta l’esistenza. Dimentico di essere al soldo della famiglia sabauda reale, l’indomito si lancia spesso in sperequazioni socio politiche, a favore di coloro che nell’odierno stanno gozzovigliando sulle spalle di molti, moltissimi, i quali, come la storia c’insegna, attenuano le loro negatività allorché dal balcone gli viene lanciata la gustosa brioche, vedasi i 200 euro di luglio. Ma Cappellini non si da pace, non si rasserena notando che questo malessere di base continui a montare, mettendo addirittura a rischio il proseguimento della straordinaria opera dell’Inviato dall’Alto, inteso non dai cieli ma sempre dalle suddette banche, ora anche squisitamente belligerante. Ed oggi il suo articolo è un compendio di tutto quello che rappresenta e forma il pedigree di un giornalista al servizio del Bene Comune di Lor Signori, pericolosamente sbandante dai colpi dell’inetto avvocato ancora misteriosamente apprezzato dalle masse. E Stefano ammannisce un articolo perfetto, disegnando con arte e maestria un Conte in balia degli eventi, incapace di tirar rotta seria e precisa, inconsapevole del danno che arrecherebbe un rifiuto ai voleri del Sire Mario. Ecco dunque un vero esemplare di come si possa discettare, arzigogolare, velatamente ad minchiam, per indurre astanti e lontani a preferire sempre e per sempre il benedetto e regale lancio delle brioches.
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