Per eliminare Conte, provate con il polonio
di Antonio Padellaro
Che non ci sia niente di personale negli attacchi alzo zero che Giuseppe Conte subisce nelle sue uscite televisive è probabile poiché siamo convinti che se, per dire, egli parlasse a nome del Pd (con cui pure ebbe una qualche lontana frequentazione) potrebbe di diritto beneficiare del trattamento lingua di velluto. Purtroppo per lui Conte si trova a guidare il M5S che è il vero bersaglio del fuoco concentrico, nemico ma soprattutto amico, finalizzato a togliere di mezzo una volta per tutte tale incomprensibile anomalia della politica italiana. Un non previsto incidente della storia che dal 2018 ha rotto gli equilibri consolidati tra i partiti (e a molti anche gli zebedei). Per comprendere appieno la ragione di tanto accanimento basterebbe dare ascolto a Matteo Renzi e Carlo Calenda (vasto programma) che profetizzano il dissolvimento del Movimento nelle politiche del 2023. Con la successiva spartizione delle relative spoglie elettorali nel nuovo Parlamento che, ricordiamolo, avrà un terzo di posti in meno (maledetti grillini).
A parte la stravagante ipotesi che ci siano frotte di elettori impazienti di correre tra le braccia di Cric e Croc (che insieme fanno meno punti della Salernitana) la suggestione di un’Italia senza i 5Stelle ricorda quel film degli anni ’60 nel quale un commissario di polizia di stanza in Sicilia copriva con la mano l’isola sulla carta geografica sognando così l’automatica fine dei suoi problemi. Indubbiamente, per dirne una, senza il M5S il governo Draghi non avrebbe avuto ostacoli di sorta nel sottoscrivere tutte le spese militari richieste dalla Nato. Va detto che nel pretendere un minimo di decenza davanti a quel 2% del Pil in armamenti, Conte non mostrava certo la grinta di un Brenno ma tanto è bastato per indicarlo come oggettivamente putiniano. E anche oggettivamente lepenista per non aver gridato Macron je t’aime. E pure oggettivamente trumpiano, in conseguenza di quello scandalo Barr che come il rum Pampero appassiona gli avventori dei peggiori bar di Caracas. Il problema è che a furia di essere accusato, insultato, deriso (“Giuseppi, ah ah”), Conte conserva quasi tutto il gradimento accumulato da presidente del Consiglio. Mentre, malgrado l’autolesionismo compulsivo i maledetti 5Stelle viaggiano ancora nei sondaggi intorno a un miracoloso 15 per cento che permetterebbe loro di tornare, e in numero consistente, a rompere i coglioni anche nella prossima legislatura. Forse bisognerebbe provare col cianuro. O col polonio.
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