giovedì 28 aprile 2022

L'Amaca

 

Lo scontro finale
di Michele Serra
La Russia difende la sua identità spirituale e i valori tradizionali.
L’Europa invece ha adottato il neoliberismo, che promuove la priorità del privato sul pubblico, e pratica l’individualismo, che distoglie dall’amore per la Patria. Questo dice Nikolaj Patrushev, stretto collaboratore di Putin, e questo pensa Putin: Dio, Patria e Famiglia (nel suo caso, famiglie) contro l’Occidente decadente e pervertito.
Se uno crede nei “valori tradizionali” (tra i quali la guerra occupa un posto rilevante) è un discorso seducente. Fossi un fascista, o un cattolico lefebvriano, un neo-templare o un jihadista, insomma un antimodernista di qualunque taglio e formato, sarei un fervente sostenitore della Russia di Putin, mi lascerei crescere la barba fino all’ombelico come un ceceno e mi farei i selfie sulla Piazza Rossa con il Salvini.
Salvo un impiccio, non piccolo, che forse potrebbe far riflettere, nel caso riattivassero il cervello, perfino Putin e il suo entourage di purificatori “anti-individualisti”. Quando Patrushev indica nella “priorità del privato sul pubblico” il peccato capitale dell’Occidente, si ride di gusto. Perché il pensiero corre subito agli oligarchi, e al più grande furto di beni pubblici mai visto nella storia umana per mano di pochissimi privati di mano lesta. È per loro conto che il signor Patrushev e il suo boss governano la Russia, depredata di tutto senza che un’ombra, dico un’ombra di capitalismo virtuoso abbia spartito almeno una parte del gigantesco bottino con il popolo derubato. Sono nati tanti panfili, poche fabbriche: questo il modello di potere in auge in quel disgraziato Paese.
Non avremmo mai creduto, da giovani, che lo scontro finale sarebbe stato tra capitalismo e feudalesimo.

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