giovedì 18 febbraio 2021

Nell’attesa


Siamo ancora alla fase di richiesta di condanna, certamente e scientemente occorrerebbe aspettare la sentenza ma, per il fetore agghiacciante che la vicenda produce, qualcosina sfugge di mano, ce ne scusino i lor signori garantisti, perché i 400 anni complessivi richiesti lasciano già intravedere lo squallore dei presunti orchi che tante, troppe, vittime, forse è meglio definirli assassini, hanno provocato a Taranto, pure tanti bambini morirono di tumore, a causa della famigerata Ilva, e qui scatta il voltastomaco al riecheggiare delle nenie di pochi anni fa del tipo “non si può chiudere gli altiforni, la catastrofe occupazionale sarebbe immane” - “il lavoro è la priorità, non chiudete l’Ilva!” paraventi questi celanti i presunti misfatti, le malefatte di gentaglia senza scrupoli, ad iniziare da loro, i capitani del vascello corsaro, Fabio e Nicola Riva, per i quali l’accusa ha chiesto 28 e 25 anni, e se ha chiesto mezzo secolo in due la gravità delle accuse è tale da far pure un pensierino, malevolo, al patibolo. “Solo per soldi - dice il pm Buccoliero - hanno stritolato il territorio diffondendo malattie e morte”. Altri 28 anni sono stati chiesti per l’ex direttore di stabilimento Luigi Capogrosso e per il potentissimo ex direttore delle relazioni istituzionali (distaminkia) Girolamo Archinà che manteneva rapporti con la stampa “che doveva essere pagata per non scrivere” permettendole di perseverare negli assassini di massa, al riparo dalle accuse degli ambientalisti, lucrando oltre ogni immaginazione, come il sequestro di 2,1 miliardi di euro derivante dal profitto illecito, graniticamente testimonia. 
E poi scorrendo le richieste, ecco l’avvocatone (c’è sempre un avvocatone) Francesco Perli, che secondo l’accusa avrebbe pilotato le ispezioni del gruppo ministeriale emanante l’autorizzazione ambientale, molto probabilmente una frescaccia redatta ad minchiam ed annaffiata di tanti denari (spero che li usino per esclusivo acquisto di medicinali); e poi richieste per famigerati, i suppose, dirigenti e capi area, e ben 17 anni anche per Bruno Ferrante, ex prefetto di Milano, alla guida dell’Ilva, per fortuna, solo per pochi mesi!!
E passiamo alla sezione politica: 5 anni per Nichi Vendola (fosse vero preparerei gli scarponi d’alta quota per riservargli una gragnolata di calci in culo, ops!), 4 anni per l’ex presidente di provincia Florido e l’assessore provinciale Conserva, 8 mesi per favoreggiamento a Fratoianni (cribbio Nicola, mi auguro che non sia vero!) e ben 17 anni per Lorenzo Liberti, ex consulente della Procura accusato di essersi intascato 10mila euro per ammorbidire una perizia chiesta dalla Procura (pensa che nobiluomo!) 
E ci sono pure le prescrizioni cancellanti obbrobri umanitari ad iniziare dall’ex sindaco di Taranto Ippazio Stefano accusato di omissione per non aver avviato nessuna iniziativa per fermare la strage. 
Attendendo la sentenza la vergogna di essere loro connazionale è già immensa. Contro ogni previsione, spero ancora nella giustizia, onorante il ricordo degli assassinati, tra cui molti bimbi. Bastardi!

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