sabato 6 aprile 2019

Filosofando



Socialmente ed incongruamente l’attuale società stenta a decollare visto che potrebbe già essersi inabissata nell’oceano profondo dell’anonimato sociale.
Guardare per credere: vedete qualcosa di appagante,  forgiato nella speranza di un miglioramento necessario, non più procrastinabile? Avete sentore che nel sottobosco culturale stia fermentando un qualcosa rivoluzionante questa mefitica normalità incentrata sul sopruso, sull’angheria?
Sembrerebbe proprio di no, visto che le uniche novità all’orizzonte riguardano l’apparato mediatico Xanax, il cullante cervici, l’addormentatore di coscienze. Infatti a breve inizierà il Grande Fratello, l’apoteosi del cazzeggio delle sinapsi, una centrifuga sparigliante rimugini, ansiose voglie di cambiare, praticamente un inibitore di contrarietà. Eccetto questa novità soporifera, nulla di nulla si muove per raddrizzare la barra di un timone oramai non più controllato. Le giovani leve sono già sciroppate, i pochi che alzano la cresta deviano quasi immediatamente verso il girone violento, la scelta più deleteria per cambiare una società, prendete ad esempio la Francia e i suoi gilet gialli.
Servirebbe anzitutto stabilità mentale, freddezza, obbiettivi precisi, azioni pacifiche ma tremendamente efficaci quali sciopero bianco, mancanza di acquisti, occupazione pacifica di punti nevralgici, azzeramento di false ovvietà, vedasi il dover accettare programmi tv mentalmente destabilizzanti o il temibile inoculamento da shopping, oppure la ritrosia conclamata ad inebriarsi alla fonte della saggezza letteraria.
Tutto quello che emana cultura, apprendimento, abbellimento dell’essere è stato confinato in vetuste cantine per una definitiva scomparsa: semplici ritrovi tra amici per dialogare, senza cellulare al seguito, con discussioni, confronti incentrati su tutto ciò che ci differenzia dal resto del regno animale, chiamiamola pure arte, voglia forsennata di azzannare un classico, di abbeverarsi dentro un museo, di ascoltare sana musica per scorrazzare nei prati immensi della libertà individuale.
Invece si assiste al disastro preannunciante l’armageddon: minorenni vestiti con qualche migliaia di euro che trascorrono le giornate in uno sbadiglio culturale tanto allarmante quanto deleterio, non solo per loro; la cultura della giovinezza eterna, sbiadente le bellezze proprie di tutto l’arco biologico (è molto più bella una signora, o un signore, fiero dei suoi anni che un contenitore di botulino e silicone); e ancora: il faro dell’effimero allontanante chiunque dalle terre essenziali, capaci di stabilizzare le coscienze attraverso la ferrea constatazione della caducità della vita e la sua conseguente degustazione continua, di ogni attimo, di ogni respiro, di ogni barlume inebriante.
Quel che resta è poco, impercettibile e non mi ergo né a censore né a possessore di qualità che avverto sciamino continuamente da me. Mi permetto solo di stimolare, d’irritare, di spronare, desideroso come non mai d’avvertire una qualsiasi brezza preannunciante l’impetuoso vento cambiante regole e obbiettivi. Necessariamente sempre nell'animosità pacifica ma non per questo rivoluzionaria.      

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