martedì 16 aprile 2019

Adieu


Era uno dei pochi, o forse tanti, luoghi dove entrando mi capitava di spalancare la bocca in segno di riverenza, di sbigottimento, di compiacimento per quanto, se indirizzato nel verso giusto, l'uomo riesca a fare grazie al suo ingegno, alla sua unica e mai troppo celebrata fantasia. 
Quando infatti ti sgorgano dal cuore le semplici parole "ma come è possibile? Come han potuto fare questo?" vuol dire che il dardo scoccato dall'Olimpo ti ha centrato, stranito, sconquassato. 
Senza cercar classifiche indegne del momento Notre Dame t'avviluppava nella sua maestosità ed ora che essa stessa è stata avviluppata dalla mostruosità dell'incapacità di preservare i veri tesori appartenenti a tutti, in grado di elevare il genere umano in una dimensione di dignità compiacente, non resta che unirci a Quasimodo e piangere, struggerci, dilaniarci per quanto non abbiamo fatto in suo onore, infliggendo alla Bellezza un colpo quasi mortale. 
Questa diga apparentemente invalicabile che arrestava tutt'attorno la straboccante idiozia olezzante e dirompente il cui unico scopo è miniaturizzare l'aureo privilegio d'appartenenza globale, sul far della sera di una triste giornata come sarà ricordata quella di ieri, si è genuflessa all'incapacità da girone dantesco che tutti coloro che abbiamo eletto a rappresentarci nell'agone della politica, sistematicamente lasciano trasparire, intenti come sono a curar i propri orticelli. 
Già l'idiozia! Quella primordiale dell'incredibile (per il fatto che sia stato eletto) presidente americano, che in queste tragiche ore non voglio neppure nominare, il quale dall'abisso della sua ignoranza ha invocato l'uso dei Canadair per il lancio di bombe d'acqua che avrebbero distrutto ogni cosa ancor più delle fiamme. E l'idiozia violenta, inammissibile, che traspare dai messaggi di gioia lanciati da quegli ominidi convinti di trombarsi in futuro le vergini a loro riservate, gaudenti nel vedere questo simbolo di fede afflosciarsi come le loro speranze di godimento futuro. 
Ed infine il dolore immane nel constatare che, ammesso che tutto giri e funzioni a dovere, compresa l'enorme disponibilità finanziaria necessaria alla ricostruzione, uno come me non potrà più ammirare la maestosità, l'effervescenza, il godimento che solo poche opere come Notre Dame sapevano e potevano infonderti, consolandoti molto insufflandoti la certezza che non finiremo mai di lottare, accaniti ed impavidi, per la vittoria perseverante del bello sul resto che non ci deve sfiorare né appartenere mai. 
Adieu! 

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