martedì 10 ottobre 2017

Travaglio grande satiro!


martedì 10/10/2017

Una storia toscana

di Marco Travaglio

Fortuna che sabato ho preso il treno e ho trovato, dimenticato sul sedile da un passeggero appena sceso, il sacro incunabolo. Un documento essenziale della svolta epocale destinata a sconvolgere la politica italiana, ragion per cui da ora in poi, per le nostre vite e i destini della Nazione tutta, nulla sarà più come prima. Voi penserete magari alla legge elettorale scritta da Renzi &B. su misura del prossimo governo Renzi&B., o all’autopromozione di Giuliano Pisapia a cameriere ufficiale di Matteo. Ingenui. La vera svolta è tutta lì, sull’ultimo numero di Chi, in uno scoop mondiale (“Solo su Chi”, e dove se no). Il titolo parla da sé: “Matteo Renzi tutto casa e chiesa”. Il sommario pure: “Immagini esclusive della nuova vita (e delle vecchie abitudini) del segretario Pd e della sua famiglia, dopo il trasloco nel centro di Firenze. L’ex premier gira in Vespa, insegna all’università e va a messa di sera”. E le didascalie, non avete idea delle didascalie: “In moto senza scorta”, “In Chiesa con i ragazzi la domenica”, “Gli piace stare tra la gente”. Il tutto sullo stesso rotocalco berlusconiano che quest’estate ci ha regalato B., l’altra metà del cielo, mentre accarezzava prima un agnellino poi – all’autogrill – una noce di prosciutto al pepe. Capite bene che cosa ci saremmo persi, noi che non leggiamo abitualmente Chi, se sabato non avessi preso il treno e lo sbadato passeggero non vi avesse scordato la prestigiosa rivista anziché ritagliarla, collezionarla, inquadrarla in aurea cornice. Va detto che il direttore Alfonso Signorini ha un po’ sottovalutato lo scoop dalla sua inviata e dal suo fotografo in quel di Firenze: infatti non li mette in copertina, e nemmeno nel primo sfoglio, dedicato al compleanno e al vero amore di Antonella Clerici e alle prove di matrimonio di Belén Rodriguez e Andrea Iannone. Poi, finalmente, ecco Renzi. La notiziona, casomai non l’aveste ancora capito, è che “la Renzi family ha fatto i bagagli e lasciato la quiete di Pontassieve per trasferirsi nel centro di Firenze, come testimoniano queste immagini esclusive”. Potete ben immaginare la fatica, gli appostamenti, i sotterfugi, forse gli strattoni subiti dal povero paparazzo prima di riuscire a rubare qualche scatto a un tipo così schivo, riservato, ritroso, allergico alle apparenze. Riprenderlo per strada, a piedi o sulla “nuova Vespa azzurra di Agnese”, mentre fuggiva inorridito alla vista del fotografo e ricavarne delle immagini nitide, in primo piano, con la luce giusta, quasi posate, dev’essere già stata un’impresa titanica. Specie quando il fotografo lo ritrae di profilo a bordo della Vespa, lo sguardo fisso sull’avvenire (o semplicemente ebete) sul ponte dell’Arno.
E senz’alcuna traccia di movimento, quasi fosse fermo. O quando gli si piazza di fronte, a un metro dalla ruota anteriore, col rischio di farsi investire e finire al pronto soccorso. Ma come avrà fatto il nostro eroe a intrufolarsi in chiesa e a immortalare Matteo e i pargoli proprio mentre conversano col parroco e ricevono l’ostia, contro il consenso degli interessati? Li avrà attesi per ore e ore travestito da candelabro, o da acquasantiera, o da perpetua, o da sagrestano, ben sapendo che un uomo così pio e geloso della privacy avrebbe scacciato il mercante dal tempio. Un po’ come fu per Una storia italiana, il fotoromanzo autoagiografico che B. spedì per posta a 8 milioni di italiani alla vigilia delle elezioni del 2001 e che di questo scoop è il progenitore. Talis pater, talis filius (senza offesa per babbo Tiziano). Se B. era padre esemplare, marito fedele, nonno amorevole e statista eccelso, anche R. non scherza. Basta il suo trasloco per far parlare di “vita nuova”, “nuova stagione”, “scelta importante”, “inizio di una nuova fase politica più matura, ormai libera dai retaggi del passato e con in più anche il prestigioso incarico che gli è stato offerto presso la sede fiorentina della Stanford University”, anzi “la prestigiosa Stanford University”, prestigiosa soprattutto perché “per tre mesi Renzi terrà 10 lezioni sui temi europei in inglese”. Ecco: in inglese, su questo il prestigioso ateneo non ha voluto transigere, ché i ragazzi hanno diritto di divertirsi un po’, almeno durante la ricreazione. E lui ha subito accettato, perché è notoriamente madrelingua e perché “non riceve alcuno stipendio dal partito, ma si mantiene con i proventi del suo libro ed eventuali collaborazioni”. Tipo l’insegnamento universitario, “in pieno Obama Style”. Sulla materia c’è l’imbarazzo della scelta, data l’enciclopedica cultura del nostro, ma viste le recenti inclinazioni sarebbe perfetto il Diritto costituzionale.

Egli, sia detto en passant, può anche vantare un’invidiabile statura (“Francesco, il figlio maggiore, è cresciuto così tanto da aver superato il padre, già alto”) e una tracimante popolarità (“qui è molto amato”). Specie nella “nuova vita da ‘leader della porta accanto’, non chiuso nei palazzi”, questo mai, “ma immerso nella realtà quotidiana della città che lo conosce dalla nascita e che lui ha studiato a fondo e attraversato in lungo e in largo, sempre in bicicletta, per anni. In mezzo alla gente, in strada a stringere mani e a chiacchierare di tutto”. E se, a Roma, “cerca di tenersi in forma giocando a tennis ritagliandosi un’ora all’alba”, a Firenze “Renzi si vede mentre fa la spesa o parla con i professori dei suoi figli. Proprio come piace a lui”. Ogni tanto entra in un bar e che fa? Voi non ci crederete, ma “ordina”. E il barista, emozionato, estrae l’iPhone e “gli mostra una foto scattata insieme anni fa”. Chissà come fa quella diavolessa di Giulia Cerasoli di Chi a sapere anche questo, sempreché non sia travestita da macchina del caffè. O, Dio ne scampi, non sia lo pseudonimo di Woodcock o del capitano Scafarto che hanno ricominciato a intercettarlo. Infatti Signorini pare sussurrare a Silvio: “Guarda il nostro Matteo, non è un amore?”.

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